[Linuxtrent] Re: Arduino flop

  • From: Antonio Galea <antonio.galea@xxxxxxxxx>
  • To: linuxtrent <linuxtrent@xxxxxxxxxxxxx>
  • Date: Mon, 11 May 2015 16:34:44 +0200

2015-05-11 15:52 GMT+02:00 Roberto Resoli <roberto@xxxxxxxxxxxxxx>:


Scusa Antonio, ma non ti seguo. Le 4 libertà sono un fondamento della
condivisione, secondo molte persone, me compreso.
A scanso di equivoci (non tuoi, magari), adottare come riferimento le "4
libertà" non comporta nessun tipo di preferenza, di
per sè, verso un modello di licenza rispetto ad un altro; quindi sono
perfettamente soddisfatte sia da sw rilasciati sotto GPL,
sia da sw rilasciati sotto Apache2 o MIT.

Le "4 libertà" non nascono per condividere, ma per _proteggere_. La
volontà di condividere il proprio lavoro viene molto prima, e a mio
avviso è quella che motiva tutto. Licenze non compatibili con le "4
libertà", come BSD e PublicDomain e persino No License, sono
espressioni pienamente legittime di questo stesso desiderio di
condivisione - e in quanto tali andrebbero rispettate.

Il fatto che siano meno efficaci nella protezione (e lo sono proprio
in quanto sono maggiormente _libere_, nella corretta accezione
semantica del termine) non mi sembra sufficiente per giustificare la
battaglia fatta a suo tempo da FSF, che ha tentato per anni di far
passare come "eticamente discutibili" questi modi di condividere il
proprio lavoro.

Le 4 libertà non hanno nulla di "tecnico", o non capisco in che accezione usi
questo termine; sono solo un modo per cercare
di individuare le modalità di distribuzione del sw che meglio si conciliano
con la trasmissione e condivisione della
conoscenza.

Non sono IL modo, bensì UN modo, per arrivare al fine di cui sopra:
citandoti, "la trasmissione e condivisione della conoscenza". Se altri
scelgono un modo differente ma hanno lo stesso fine, io dico che vanno
considerati come parte integrante della stessa comunità.

Non capisco però in quale modo però che il venire meno di una di queste
proprietà vada nella direzione di favorire l'"etica
della condivisione", come dici.

Temo davvero di parlare un'altra lingua - nonostante i miei sforzi non
riesco neanche a far capire cosa intendo, solo a recuperarmi dei "non
capisci" oppure "sbagli" di solito malamente argomentati (con la
piacevole eccezione di Lele, che esprime il suo intero ragionamento e
non solo le sue conclusioni).

Ci riprovo: l'etica della condivisione esiste in modo del tutto
indipendente da quelle quattro regole. Queste ne rappresentano solo
_una_ versione pratica (e sottolineo _una_, perché è perno della
questione).

Tra la volontà di condividere il lavoro e creare una comunità e le "4
regole" ci passa la stessa differenza che c'è tra il volersi mettere
d'accordo e le clausole di un contratto.

Mi pare ovvio che la volontà di un accordo la devi esprimere in modo
concreto, se vuoi che abbia un valore _legale_: e quindi devi scendere
a discutere di problemi concreti, usando strumenti tecnici. Trovo
decisamente meno difendibile ritenere che l'unica formulazione
possibile della tua volontà di accordo sia quello specifico contratto
che ne risulta. E non condivido assolutamente la posizione per cui
tutti gli altri contratti nati con lo stesso spirito ma con clausole
non allineate debbano essere a priori meno "etici".

Chissà se stavolta sono riuscito a comunicare il senso di quello che intendo...

Antonio
--
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