Due parole su questo paragone. Cercherò di essere sintetico perché ci sarebbe tanto da dire, comunque sia... A mio parere le due figure sono fondamentalmente diverse in quanto Clive Sinclair è stato per così dire un "presbite", nel senso che ha guardato sempre più lontano che vicino: non si è mai accontentato dei suoi successi in un dato campo ma ha sempre cercato di rendere la tecnologia accessibile all'uomo della strada, anche se questo significava compromessi o pretese eccessive dalle risorse umane e tecnologiche a disposizione. Quante invenzioni dello zio Clive sono rimaste poco più che prototipi perché di fatto manifestavano più problemi e inconvenienti dei vantaggi che avrebbero portato? Anche lo Spectrum, lo sappiamo, aveva le sue magagne. Che però, al di là del prezzo concorrenziale, non gli hanno impedito di diventare la Fiat 500 dell'informatica per milioni di persone. Invece il C5, sulla carta un'idea niente male, portata in pratica andò come sappiamo. E lo stesso dicasi per il QL, su cui pesò non poco la scelta di continuare a usare i nastri del microdrive. Nell'anno di grazia 1984, quando ormai lo standard di fatto erano i dischi floppy da 5"1/4! In un certo senso Sinclair è stato dunque un idealista, uno che per guardare troppo avanti ha finito per cascare per terra, come secondo Platone avvenne a Talete quando cadde in un pozzo mentre studiava gli astri. Per guardare in alto non faceva caso a dove metteva i piedi. Steve Jobs invece è stato prima di tutto un gran furbo. Ha preso il meglio da quello che gli stava attorno ed è riuscito a farlo meglio degli altri, per molti anni, ma non solo: ha trovato la quadratura del cerchio coniugando senso di esclusività e consumismo. In altre parole: da un lato slogan come "think different", dall'altro una sorta di chiesa laica che ha il suo simbolo nella mela morsicata e la sua messa nelle file davanti ai negozi per comprare l'ultimo modello di iPhone, iPad, iMinch ecc. A onor del vero va detto che almeno fino agli albori del XXI secolo i prodotti Apple erano, in termini di affidabilità e di usabilità, una spanna sopra qualsiasi altra cosa. Poi, visto che Microsoft stava recuperando a passi da gigante, Jobs ha avuto l'intelligenza di diversificare la produzione e di portare lo scontro sul piano del marketing. È stato molto abile nel gestire sia la propria immagine che quella della sua azienda e soprattutto dei suoi prodotti, alimentando negli ultimi anni un vero e proprio feticismo della merce e un culto della personalità che dopo la sua morte si è spesso tradotto in un'esaltazione acritica della sua figura. Questa spregiudicatezza Clive Sinclair non l'ha mai avuta. Se l'avesse avuta, non sarebbe stato dissimile da un affarista come Alan Michael Sugar, uno per il quale "i computer possono avere anche gli elastici dentro, basta che funzionino". O da un misto di intelligenza e freddo realismo mascherato da passione, come Jobs. Ed è soprattutto per questo che tra i due la mia ammirazione va senz'altro allo zio Clive :-D