[zxspectrum] Re: R: Re: R: Re: R: Clive Sinclair vs Steve Jobs

  • From: Luca Alimandi <luca.alimandi@xxxxxxxxxx>
  • To: zxspectrum@xxxxxxxxxxxxx
  • Date: Fri, 29 Aug 2014 01:40:46 +0200

Beh, forse ho esagerato a descriverla come una filosofia, ma intendevo dire che un programmatore che sviluppa un software (tenendo per il momento da parte le problematiche legate alla protezione del copyright ecc.) si trova davanti ad una scelta: - o si limita a produrre il software come insieme di eseguibili e altri file, magari compressi in un file zip autoscompattante e lascia all'utente la scelta di come e dove estrarre i file, crearsi eventuali link di lancio, ecc. - oppure scrive un installer (e magari il relativo uninstaller) che chiede alcune informazioni all'utente finale e poi fa tutto lui, compresa la registrazione dei componenti, ecc. ecc.


Siccome oggigiorno molti ambienti di sviluppo offrono anche la possibilità di creare l'installer con poco sforzo (alla fine sono operazioni molto standardizzate) finisce che i programmatori cercano di risparmiare fatica e di fare una bella figura utilizzando questi tool.

Ma qui viene il bello, perchè anche quei tool possono essere organizzati in maniere molto diverse; perfino i programmi portable possono essere corredati di installer che fanno scegliere all'utente la directory in cui salvare il programma, e la creano se non esiste, e sono facili da usare e belli da vedere (nel senso che l'utente medio ormai si è abituato a vedrli in quel modo per cui gli risultano familiari...). Purtroppo però la maggior parte vengono usati per scrivere i parametri usati dal programma sul registro di sistema, insieme con la versione, gli eventuali tipi di file da associare, le eventuali DLL da usare, ecc. ecc. per cui alla fine viene fuori il classico installer "alla Microsoft".

Dunque, come dicevo, è il programmatore che sceglie una strada o l'altra, decidendo se aderire alla (vecchia) filosofia di Microsoft che fa pesante uso del registro di sistema, oppure scegliendo una via più "light" che però richiede un'attento utilizzo dei file di "properties" (i vecchi .INI e .CFG...) ed evitare il registro di sistema.

E' in questo senso che parlavo di una "filosofia" di programmazione... Ma come dicevo, forse ho esagerato con il termine... Forse è più simile ad una "moda" !?

A ben vedere, di fatto, che si scelga una strada o l'altra, la cosa più importante è fare le cose BENE! E' qui il vero nodo... Ma siccome l'esperienza mi insegna che il più delle volte i programmatori curano poco l'installer ed ancor meno l'uninstaller, io propendo ancora per il software portable (per lo meno i danni al sistema dovrebbero essere molto più limitati!...)

|_ /-\


Enrico Maria Giordano ha scritto:


Il 28/08/2014 00:39, Luca Alimandi ha scritto:

... Però vorrei chiarire che "portable" non è sinonimo di "crakkato", ma

Questo è ovvio.

è una modalità di progettazione del software (direi quasi una
filosofia!),

Su questo invece non sono d'accordo. Non è una modalità di progettazione né una filosofia. Semplicemente, per scrivere programmi che *non* siano portabili bisogna lavorare di più e quindi scrivere programmi *non portabili* è una scelta e non viceversa.

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