[zxspectrum] Re: [ZX_Spectrum]i Popeye dello Spectrum!

  • From: "Alessandro Grussu" <gazzosa@xxxxxxxx>
  • To: <zxspectrum@xxxxxxxxxxxxx>
  • Date: Mon, 27 Oct 2003 14:35:10 +0100

----- Original Message -----
From: "Enrico Maria Giordano" <e.m.giordano@xxxxxxxxxxxxxxx>
To: <zxspectrum@xxxxxxxxxxxxx>
Sent: Sunday, October 26, 2003 10:31 PM
Subject: [zxspectrum] Re: [ZX_Spectrum]i Popeye dello Spectrum!


> > A me piace la musica e basta.
>
> A me no. La musica è arte. L'arte ha delle regole, altrimenti non
> sarebbe tale. Chi conosce le regole può aspirare a muoversi in
> quell'ambito o, addirittura, a superarlo. Ma chi non le conosce resta
> solo uno strimpellatore, poco più che un gatto che cammina sulla
> tastiera. Mi dispiace ma io la penso così.

Questo era un discorso che poteva andare bene nell'Ottocento, ma non più
oggi.
Tutta l'arte e la filosofia del Novecento hanno posto al loro centro
l'asistematicità, il sovvertimento delle regole, il buttare a mare le
convenzioni. Sulla scorta della psicanalisi di Freud, che invitava a
riscoprire il lato a-razionale dell'uomo, le avanguardie artistiche del
secolo ora passato hanno proprio cercato di ottenere quello che tu
definisci:
>Vogliamo mettere una scimmia davanti alla
> macchina da scrivere?
Marinetti che esalta lo schiaffo e il pugno, e proclama di uccidere il
chiaro di luna e di dare alle fiamme le biblioteche; i collage dadaisti e
surrealisti; la Gioconda coi baffi e l'orinatoio di Duchamp; la "scrittura
automatica" di André Breton; l'action painting di Jackson Pollock; la "merda
d'artista" di Piero Manzoni; le scatole di zuppa Campbell di Andy Warhol; e
tanti altri esempi...
Per non parlare del situazionismo, che si proponeva di riportare l'arte
nelle piazze e nelle strade coinvolgendo le persone attorno a programmi
apparentemente assurdi ("Siate realisti, chiedete l'impossibile") ma che
esprimevano il disagio di fronte alla spersonalizzazione della società dei
consumi, rea di celare le proprie magagne dietro la patina rassicurante
della spettacolarità ("spettacolare diffuso", ossia inteso in senso più lato
possibile, nell'arte come nella politica o nello sport).
L'arte contemporanea si fa beffe della tecnica, anzi non di rado la usa per
ritorcerla contro sè stessa, così come la filosofia contemporanea
(Nietzsche, Heidegger, Sartre, ecc. pur con i dovuti distinguo) distrugge
tutta la tradizione sistematica, durata sino a Hegel, che schiacciava
l'individuo sotto il peso delle strutture e degli schemi interpretativi.
L'obiettivo è quello di esprimere ciò che per secoli era rimasto inespresso:
la forza dell'insondabile abisso della psiche umana. Questi artisti furono
sempre rivoluzionari, anche in politica (perfino Marinetti lo fu, per poi
mettersi al servizio della reazione e farsi nominare da Mussolini accademico
d'Italia, lui che voleva dare le biblioteche alle fiamme!), perché
ritenevano che la liberazione individuale andasse di pari passo con quella
sociale. È chiaro che ogni discorso relativo alla "tecnica artistica" intesa
come sapere elitario, possesso di pochi eletti, non solo andava a farsi
benedire, ma veniva duramente contestato.
"Ma", potresti obiettare, "allora chiunque potrebbe essere artista, così!"
Questo è il punto. Le avanguardie furono tutte, con l'eccezione del
futurismo italiano, democratiche e rivoluzionarie, almeno ai loro inizi. Il
loro comandamento era lo stesso di Lenin quando affermava (al di là
dell'effettiva consistenza di tali dichiarazioni): "Insegneremo a dirigere
lo stato anche alle cuoche".
Poi si divisero in conventi e conventicole, di cui ognuna ripeteva un mantra
diverso dall'altro; avevano cioè creato a loro volta una "tecnica" e un
"sistema". Fu allora che esaurirono il loro compito storico e passarono il
testimone al post-moderno, all'incirca nel secondo dopoguerra. Che a sua
volta è ancora più distruttivo, anzi de-strutturale. Non a caso anche la
filosofia prevalente nel post-moderno è quella de-costruttivista, che smonta
i sistemi invece di crearli.

> > Lo stessa sensazione di freddo distacco mi comunicano gli "ultimi
fuochi"
> > della stagione del cosiddetto "rock progressivo", quelli che saranno
> > spazzati via dalle urla di John "Rotten" Lydon e dai riff distorti di
Steve
> > Jones.
>
> No, qui proprio siamo agli antipodi. Spazzati via un accidente!

Perchè, chi fa ancora musica come i "vecchi" King Crimson o Pink Floyd? Sia
chiaro che non c'è alcun intento polemico in quanto ti dico. Anch'io mi sono
nutrito, e mi nutro, di quelle atmosfere: ma lo faccio con lo stesso spirito
con cui leggo un brano di Omero o guardo un quadro di Tiziano, cioè un
classico - che ha ancora tanto da dire, ma non si può più fare arte in
*quel* modo, sarebbe anacronistico.

> La
> musica seria, nonostante il mercato, va avanti e non mi pare proprio che
> i nomi da te citati ne facciano parte.

Ma è proprio questo il punto! Il punk non era, nè tantomento voleva essere,
musica "seria". Era, come ha scritto qualcuno, "la scorreggia buttata in
faccia al Potere": un ciclone che scaturiva dall'esasperazione di una
gioventù schiacciata da una società che non gli offriva nulla di buono, e da
una controcultura che non era stata in grado, dal '68 in poi, di proporre
alternative credibili e costruttive. La celebre invettiva di Lydon del '76
contro gli hippy che erano "tutti tornati a cuccia nelle loro case borghesi"
la dice lunga sul clima di quel periodo. Il punk è parente stretto del
dadaismo, di cui condivide non pochi aspetti: l'ideologia libertaria,
anarchica e rivoluzionaria, l'assoluto rigetto di ogni tecnicismo, perfino
certi moduli espressivi come il collage. Come il dadaismo, era
coscientemente contro tutto ciò che fosse "serio", "sistematico", "tecnico".
E come il dadaismo, il punk è durato poco temporalmente - non mi pare che i
plastificati NoFX, Green Day o Rancid abbiano alcunchè a che fare con quella
congerie culturale - ma ha avuto conseguenze che si vedono ancor oggi.
Proprio per questo, inoltre, non si può separare il punk come "musica" dal
punk come movimento culturale e politico di portata collettiva. Altrimenti
non lo si può comprendere. Sembrerebbe solo casino.

> Non me ne volere. E' solo il mio
> pensiero.

Ci mancherebbe :)

E mi scuso se mi sono dilungato un po' troppo, ma mi par di capire che anche
altri di noi sono interessati a questa discussione vergognosamente OT :)

Ciao
Alessandro



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