[zxspectrum] Re: R: Re: R: Re: RIP Papero Piero
- From: Luca Alimandi <luca.alimandi62@xxxxxxxxxxx>
- To: zxspectrum@xxxxxxxxxxxxx
- Date: Sat, 24 Sep 2016 15:01:32 +0200
Il 24/09/2016 13:28, Enrico Maria Giordano ha scritto:
Il 24/09/2016 13:00, Luca Alimandi ha scritto:
A me sembra che sia già questo il pensiero più diffuso. D'altronde
succedeva in passato la stessa cosa per tante malattie che adesso non
esistono più. Le si riteneva inevitabili, una punizione divina. Tutte
str***ate...
Non voglio scatenare discussioni, ma solo invitare alla riflessione;
forse dovresti aggiornare un po' le tue conoscenze in fatto di
religione
:-).
Non capisco: stai rispondendo a me??? Se sì, mi sembra che non hai
capito per niente quello che ho scritto...
Ah, allora scusa, non ho capito cosa intendevi!... :-)
Beh, tanto per cominciare la religione l'hai messa in mezzo tu. Io
parlavo di come venivano considerate alcune gravi malattie (la peste,
la lebbra, etc.), come qualcosa impossibile da sconfiggere, quasi una
punizione divina, mentre poi si è scoperto come farlo. Facevo un
parallelismo con la morte che normalmente viene considerata come
quelle malattie, inevitabile. Chi ti dice che un giorno invece si
scoprirà come curarla? Dove vengono posti dei limiti c'è sempre gente
che, fortunatamente, vuole guardare al di là.
EMG
...E ben vengano i "curiosoni"! :-D
Beh, il discorso ovviamente è troppo ampio e profondo per discuterne
qui, ma qualche intervento fa ho accennato al legame che c'è tra morte
ed entropia.
Ho sempre presente un interessante racconto di Asimov
<
https://www.pdf-archive.com/2014/06/08/l-ultima-domanda-asimov/l-ultima-domanda-asimov.pdf>
sull'eterna domanda: "E' possibile invertire la direzione dell'entropia?
<
https://kippleblog.wordpress.com/2016/05/28/isaac-asimov-legge-il-suo-celeberrimo-racconto-lultima-domanda/>",
che detto in altre parole, può significare: "E' possibile impedire
l'ineluttabilità della morte?", ossia raggiungere l'immortalità?
Il punto è questo: quello che differenzia la morte dalla malattia
(almeno secondo me) è proprio il suo essere qualcosa di definitivo, un
asintoto, un punto di arrivo a cui si può giungere prima o dopo, in un
modo o in un altro, ma comunque lì si deve finire. La malattia, o meglio
la sua insorgenza, la sua cura, il suo decorso, la sua risoluzione, fa
parte della tortuosità del cammino, è solo uno dei mille percorsi con
cui si può collegare il punto A con il punto B. Ma non è il punto B.
Si potrebbe dire che allungare sempre di più il percorso, con curve
sempre più lunghe e tortuose, potrebbe somigliare, in un certo senso, ad
aver eliminato l'ineluttabilità di raggiungere il punto B, ma in realtà
è solo apparenza, perché, comunque, prima o poi il percorso sempre lì
andrà a finire... :-(
Se vogliamo anche la cura della malattia non è mai qualcosa di
definitivo, ma sempre temporaneo, una specie di diversivo, di
deviazione, ma che non rimuove mai del tutto né le cause né gli effetti.
Anche se apparentemente ci sembra così. Basta pensare che a volte
perfino malattie che sembravano debellate per sempre tornano a diffondersi.
E' interessante questo piccolo intervento sull'argomento
<
http://culturacattolica.it/default.asp?id=238&id_n=6839>, dove risulta
(è un'opinione, ovviamente) che proprio la religione è la risposta da
sempre cercata a questa domanda! Le risposte anti-entropiche sono tutte
collegate... alla fede! Ecco perché "ho messo di mezzo la religione"...
Ma soprattutto per precisare che non è del tutto vero che le religioni
considerano la malattia ( o la morte) come una punizione divina; per lo
meno non più la religione cristiana e cattolica...
Che io ne sappia, la scienza, a meno di svolte epocali future, sta
attualmente negando la possibilità sconfiggere l'entropia, quindi, di
fatto, nega l'immortalità.
O magari siamo ancora nella fase: "NON VI SONO ANCORA DATI SUFFICIENTI
PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA"! Magari tra un trilione di anni la
risposta cambierà in: "SIA LA LUCE!". Ma chi ci sarà, a quel punto, a
dare la risposta? :-)
--
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