[senalug] Re: Fw: Regione Open Source - proposta di collaborazione

  • From: Lorenzo Franceschini <sertirion@xxxxxxxxxxxx>
  • To: senalug@xxxxxxxxxxxxx
  • Date: Wed, 03 Oct 2007 10:50:14 +0200

fabrizio pergolesi wrote:
Ragazzi,
confermo anche la mia disponibilità a far parte dei "consulenti" per
il consigliere Altomeni. Tra l'altro vivo la realtà della PA
dall'interno (lavoro all'Ufficio Sistemi Informativi del Comune) e
quindi penso di poter portare anche un po' di esperienza sul campo.

Ottimo, la tua esperienza sarà sicuramente preziosa ai fini di una nostra eventuale "consulenza" al consigliere Altomeni.
Il problema del software libero nella pubblica amministrazione è
qualcosa di più della semplice sostituzione "per legge" di word con
Open Office o di riformattare i pc con linux al posto di XP. E non
tanto perchè si tratterebbe di superare le "ovvie" resistenze da parte
dei lavoratori (ai quali molto spesso nessuno ha spiegato niente di
informatica e quindi hanno costruito le loro competenze, in molti casi
scarse, solo grazie alla loro esperienza), ma perché molto spesso si è
costretti ad usare software proprietario per vincoli imposti da enti
sovraordinati o dalla reale mancanza di alternative.
Semplificando molto, nei pc degli enti pubblici girano 3 tipi di software:

- Applicativi di office automation: il classico pacchetto office, ma
anche photoshop, autocad e simili.
--- Fin qui nessun problema, possiamo trovare decine di alternative
nel software libero e anche sotto linux.

- Applicativi gestionali o per specifiche esigenze: ad esempio,
software per paghe, gestione tributi o anagrafe, bilancio, ecc. ma
anche applicativi particolari per esempio per la gestione cantieri,
protezione civile o decine di altre esigenze.
--- Qui incontriamo uno dei primi scogli: spesso i software gestionali
sono fatti "ad hoc" per quella amministrazione e sono in uso da anni.
Riscrivere questi pacchetti in modalità open-source è possibile, ma
non è un gioco da ragazzi ed il costo non è per nulla irrilevante. Per
i software nati per specifiche esigenze, inoltre, spesso non vi sono
reali alternative.

Sono anch'io convinto, sulla base della mia limitata esperienza (ho avuto modo di parlare con diverse persone che lavorano nella PA trentina), che una migrazione di massa al sw libero non sia un'operazione semplice nè rapida, nè tantomeno esente da costi.

Spesso infatti la motivazione principale che si adduce per promuovere l'adozione di sistemi liberi è quella del risparmio immediato e tangibile sui costi di licenza delle applicazioni proprietarie, in particolare in questo momento in cui la PA non naviga certo nell'oro. Bisogna tener presente però che quello della licenza è solo uno dei costi legati al sw: a questo vanno aggiunti quello dell'assistenza, della formazione dei dipendenti, della manutenzione/personalizzazione degli applicativi. E non sono affatto sicuro che nel **breve** periodo il bilancio finanziario di una migrazione sia necessariamente positivo.

Detto questo, secondo me ci sono comunque delle motivazioni fondamentali che dovrebbero rendere il sw libero una scelta "obbligata" per la PA; ne cito alcune (quelle che mi vengono in mente):

- trasparenza: in ambienti delicatissimmi come quelli della PA, in cui si elaborano dati sensibili dei cittadini, è essenziale che il funzionamento di un sw sia trasparente (nel senso che si possa capire cosa fa effettivamente l'applicativo), e ciò richiede il rilascio dei sorgente.

- autonomia: una PA dovrebbe essere indipendente dalle politiche di rilascio delle swhouse: ad esempio non dovrebbe essere costretta ad upgradare un sw solo perché non una versione specifica non è più supportata dal produttore, oppure dover pregare il produttore di risolvere una vulnerabilità o un bug dell'applicativo. Questo, tra l'altro, ridurrebbe la velocità di obsolescenza dell' hw.

- **utilizzo di formati standard ed aperti** : in genere ad applicazioni proprietarie si accompagnano formati chiusi. Questo punto è cruciale; basti pensare cosa è successo alla British Library, che non riesce più ad accedere a migliaia di documenti digitali perché il formato in cui sono memorizzati (di casa Microsoft) è diventato obsoleto. Inoltre si costringerebbe i cittadini ad adottare un sw specifico (in genere a pagamento) per poterli leggere.

- condivisione delle risorse informative: una soluzione sw sviluppata da un ente pubblico potrebbe essere riutilizzata o personalizzata da un altro, riducendo i costi e aumentando l'efficienza.

- sostegno all'economia locale: lo sviluppo e la manutenzione del sw potrebbero essere affidati a programmatori italiani e magari locali, invece che finanziare tramite le licenze delle multinazionali con sede in California.


Per quanto riguarda poi l'uso di applicativi imposti da terzi, una soluzione tecnica esiste già e si chiama virtualizzazione: si potrebbero virtualizzare i programmi necessari in attesa dello sviluppo di alternative libere.

Spero di non essermi dilungato troppo, e attendo commenti, critiche, insulti, ecc.. ;-)

Un saluto a tutti,

Fabrizio Pergolesi
Ciao,
Lorenzo

Other related posts: