[Linuxtrent] Re: E se pensavate...

  • From: "Zenone" <gnu-linux@xxxxxxxx>
  • To: linuxtrent@xxxxxxxxxxxxx <linuxtrent@xxxxxxxxxxxxx>
  • Date: Sat, 24 Jan 2004 21:58:59 +0100

>
>Aggiungerei che c'è un effetto community indiretto, nel senso che essendo lo 
>strumento più diffuso
>(quello microsoft), spesso le aziende si pongono il problema di come scambiare 
>documenti con altre
>aziende.
>

In effetti mi pare che questo problema venga posto i primi quando discuto con 
qualcuno il possibile passaggio al software libero.
Mi pare di notare, anche in ambiente aziendale, molta ignoranza e molta 
pigrizia. Mi è cpaitato di sentire da amministratori di reti aziendali cose del 
tipo che con OpenOffice non leggi i .doc o che rende instabile Windows perché è 
free software! Cose che non stanno né in cielo né in terra.

Siccome chi pone il problema della compatibilità dei formati insistendo su 
quelli proprietari affronta la questione alla rovescia, per quanto mi riguarda 
sposo la teoria e la prassi del "non ti curar di lor ma guarda e passa", tanto 
poi quello che mando in rtf o in html lo leggono e la loro richiesta di avere 
documenti .doc se la scordano; alla peggio mando un bel pdf e chi s'è visto s'è 
visto.

È vero, peraltro, che almeno con OpenOffice 1.0 qualche documento 
particolarmente complesso, con grafici, immagini eccetera, può presentare 
difformità tra un formato e l'altro, tuttavia per quanto ho potuto verificare 
il problema si pone fondamentalmente solo in casi rari e comunque è grave 
soltanto quando alla creazione del medesimo documento contribuiscono via via 
più persone che utilizzano, appunto, programmi diversi (per esempio Office e 
OpenOffice), ci sarebbe il rishcio che a ogni fase successiva si renda 
necessario qualche riaggiustamento grafico. Altrimenti si tratterebbe solo di 
qualche imprecisione nella visualizzazione rispetto all'originale, 
inconveniente peraltro superabile con un pdf.

Credo che questa sia una questione troppo importante e delicata per rassegnarsi 
all'ignoranza o alla pigrizia di chi ha più potere decisionale nelle aziende. 
Dunque, bisogna tener duro e insistere, magari spiegando la questione ai 
colleghi, in modo da creare un movimento di pressione culturale anche 
all'interno delle singole organizzazioni, fino a persuadere i "decisori".

ciao,
zen










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