[inform_azione] (contro_informazione) Tutto ma non L' indifferenza....

  • From: Diego Iracà <d_ego_1969@xxxxxxxx>
  • To: inform_azione@xxxxxxxxxxxxx
  • Date: Wed, 2 Jun 2010 10:09:56 +0200


Leggete, diffondete!
Grazie,
Diego

---+++---

Inizio messaggio inoltrato:

Da: "piaf" <piaf@xxxxxx>
Data: 02 giugno 2010 10:01:20 GMT+02:00
A: <Undisclosed-Recipient:;>
Oggetto: Fw: Tutto ma non L' indifferenza....

Sent: Monday, May 31, 2010 9:52 AM
Subject: Fw: Tutto ma non L' indifferenza....

----- Original Message -----
From: Francesca Felis
To: Undisclosed-Recipient:;
Sent: Monday, May 31, 2010 9:22 AM
Subject: Fw: Tutto ma non L' indifferenza....


Con questa dichiarazione, Maria Luisa Busi lascia la conduzione del Tg1 di
Minzolini. Lo scrive lei stessa in una lettera che ha affisso nella bacheca
della redazione. Pubblichiamo la lettera.

Articolo di: Articolo 21





AL Dott. Augusto MINZOLINI

Al CDR
p.c. Dott. Paolo GARIMBERTI
p.c. Prof. Mauro MASI
p.c. Dott. Luciano FLUSSI

Caro direttore,

ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione
delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente
di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni
professionali. Questa e' per me una scelta difficile, ma obbligata.
Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta
di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una
definitiva perdita di credibilita' nei confronti dei telespettatori. Come ha
detto il presidente della Commissione di Vigilanza RAI Sergio Zavoli : "la
piu'grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha
visto trasformare insieme con la sua identita', parte dell'ascolto
tradizionale".Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perche' e' un
grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione,
Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le
conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il
nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di
molti altri qui dentro che sono stati emarginati.

Questo e' il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale
degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non e' mai
stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del TG1 e'
un'informazione parziale e di parte.Dov'e' il paese reale? Dove sono le
donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una
mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa,
quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti  perche' negli asili
nido non c'e' posto per tutti i nostri figli?Devono farsi levare il sangue e
morire per avere l'onore di un nostro titolo.   E dove sono le donne e gli
uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali
ci sono le loro famiglie.  Dove sono i giovani, per la prima volta con un
futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al
mese,  che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al
mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno
fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord
est che si tolgono la vita perche' falliti?Dov'e' questa Italia che abbiamo
il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata.
Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima
elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo
spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande
progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna
interattiva multimediale.

L'Italia che vive una drammatica crisi sociale e' finita nel binario morto
della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un
editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro
sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato,
smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante
volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel
lago, alle mutande antiscippo.  Una scelta editoriale con la quale stiamo
arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra
reputazione di primo giornale del servizio pubblico della piu' importante
azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti
bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben
altre inchieste di piu' alto profilo e interesse generale. Un giornalista ha
un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali:
levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, puo'
soltanto levare la propria faccia, a questo punto.  Nell'affidamento dei
telespettatori e' infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E'
lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia
che sussiste con i telespettatori.  I fatti dell'Aquila ne sono stata la
prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che
guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di
fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso.
E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione,
la propaganda alla verifica. Un'ultima annotazione piu' personale. Ho fatto
dell'onesta' e della lealta' lo stile della mia vita e della mia
professione. Dissentire non e' tradire. Non rammento chi lo ha detto
recentemente.

Pertanto:1)   respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto.
Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio
diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo
gia' mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con
spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la
circolazione delle idee e la pluralita' delle opinioni costituisca un
arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma e'
palese che non c'e' piu' alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1.
Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta e' fuori, prima o dopo.

2)     Respingo l'accusa che mi e' stata mossa di sputare nel piatto in cui
mangio. Ricordo che la pietanza e' quella di un semplice inviato, che chiede
semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e
onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla
Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a
presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio
pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.

3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo
l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato
all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai
accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie
dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato
quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione
seguente: "il tg1 dara' conto delle posizioni delle minoranze ma non
stravolgera' i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che
l'unica campagna a cui mi dedico e' quella dove trascorro i week end con la
famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si
sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i
quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando
impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei
miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un
attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la
valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita "tosa ciacolante -
ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza
editoriali" e via di questo passo.  Non e' cio' che mi disse il Presidente
Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A
queste vigliaccate rispondera' il mio legale.

Ma sappi che non e' certo per questo che lascio la conduzione delle 20.
Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo
molto: rispetto.Non di ammirazione viviamo,dice, ma e' di rispetto che
abbiamo bisogno.Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le
notizie, per il pubblico, per la verita'. Quello che nutro per la storia del
TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i
telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu
ne avresti il dovere.

Marialuisa Busi

Roma, 20 maggio 2010



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