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  • Date: Sun, 17 Jun 2012 10:30:42 +0200

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Se il fascismo è anticostituzionale, perché non lo è la sharia?

Leo­nar­do Bac­chi

Il se­con­do com­ma dell’art 8 del­la Co­sti­tu­zio­ne e la do­di­ce­si­ma 
del­le sue Di­spo­si­zio­ni Tran­si­to­rie e Fi­na­li, ben­ché 
ap­pa­ren­te­men­te di­ver­se nel­la fi­na­lità giu­ri­di­ca e so­cia­le, 
han­no mol­to in co­mu­ne: il pri­mo li­mi­ta la li­bertà as­so­cia­ti­va 
del­le re­li­gio­ni (non spe­ci­fi­ca­te), qua­lo­ra sia­no in con­tra­sto con 
le no­stre leg­gi, l’al­tra vie­ta la rior­ga­niz­za­zio­ne del fa­sci­smo, in 
nome del­la sal­va­guar­dia di una li­bertà più ge­ne­ra­le, che a tut­ti deve 
es­se­re ga­ran­ti­ta.
Qui si evi­den­zia la fa­mo­sa con­trad­di­zio­ne del­la “so­cietà aper­ta” di 
Pop­per, che, per ga­ran­ti­re la pro­pria so­prav­vi­ven­za, deve li­mi­ta­re 
la li­bertà as­so­cia­ti­va di ideo­lo­gie to­ta­li­ta­rie. Que­ste in­fat­ti, 
una vol­ta sa­li­te al po­te­re con mez­zi de­mo­cra­ti­ci, fi­ni­sco­no col 
sov­ver­ti­re e poi abo­li­re del tut­to la de­mo­cra­zia stes­sa, loro 
in­cau­ta le­va­tri­ce. Tra­dot­to in ter­mi­ni sto­ri­ci: l’esem­pio del 
na­zi­smo in­se­gna e non do­vreb­be ri­pe­ter­si più!
Ho par­la­to poc’anzi di “con­trad­di­zio­ne del­la de­mo­cra­zia”, ma lo è 
solo in ap­pa­ren­za: li­mi­tan­do al­cu­ne li­bertà as­so­cia­ti­ve di 
mo­vi­men­ti to­ta­li­ta­ri, non si li­mi­ta af­fat­to la li­bertà di 
pen­sie­ro e di opi­nio­ne che, nel­la sfe­ra pri­va­ta, vie­ne co­mun­que 
tu­te­la­ta. Det­to in al­tre pa­ro­le: i na­zi-fa­sci­sti non pos­so­no 
crea­re un loro par­ti­to ma, in pri­va­to, sono li­be­ris­si­mi di 
di­chia­rar­si tali, leg­ge­re te­sti di de­stra, ascol­ta­re i di­scor­si del 
duce o di Hi­tler, di­scu­ter­ne le idee e per­fi­no fare pro­se­li­ti­smo 
tra­mi­te il nor­ma­le scam­bio di opi­nio­ni che ca­rat­te­riz­za la vita 
pub­bli­ca di tut­ti i cit­ta­di­ni.
Ma al­lo­ra, stan­do così le cose, qual­cu­no è in gra­do di spie­gar­mi come 
mai, a di­spet­to di quan­to enun­cia­to dall’art. 8 del­la Co­sti­tu­zio­ne, 
in Ita­lia e in tutt’Eu­ro­pa, si con­ti­nua­no a co­strui­re mo­schee, sen­za 
nep­pu­re or­ga­niz­za­re un re­fe­ren­dum tra la po­po­la­zio­ne lo­ca­le, 
spes­so con­tra­ria alla loro edi­fi­ca­zio­ne? Per fa­vo­re, non 
na­scon­dia­mo­ci die­tro un dito: tut­te le or­ga­niz­za­zio­ni isla­mi­che 
che chie­do­no e ot­ten­go­no la co­stru­zio­ne di nuo­ve mo­schee si 
ri­chia­ma­no alla leg­ge co­ra­ni­ca, ov­ve­ro alla sha­ria, che è 
l’an­ti­te­si del­le no­stre de­mo­cra­zie. Anzi, che io sap­pia non esi­ste, 
in tut­to il mon­do, un mo­vi­men­to isla­mi­co au­ten­ti­ca­men­te 
ri­for­mi­sta che del Co­ra­no ac­cet­ti solo la com­po­nen­te mi­sti­co – 
re­li­gio­sa, di so­li­to espres­sa dal­le sure mec­ca­ne, e ri­fiu­ti quel­la 
più bel­li­co­sa, teo­cra­ti­ca e to­ta­li­ta­ria, espres­sa dal­le sure 
me­di­ne­si. Gira gira, come fe­li­ce­men­te ebbe a scri­ve­re la com­pian­ta 
Oria­na Fal­la­ci, tut­ti i mo­vi­men­ti che co­stel­la­no il va­rie­ga­to 
mon­do isla­mi­co, si ispi­ra­no al Co­ra­no e alle sue leg­gi. Al pun­to tale 
che le na­zio­ni isla­mi­che non ade­ri­sco­no alla Con­ven­zio­ne Onu per i 
di­rit­ti dell’uomo, ma ne han­no crea­ta una ad hoc, per l’ap­pun­to 
ispi­ra­ta alla sha­ria, alla qua­le fa ri­fe­ri­men­to an­che la fi­nan­za 
isla­mi­ca, ul­ti­ma moda nel pan­ta­no del­la ric­chez­za vir­tua­le.
Più chia­ro di così…
Le mo­schee in Eu­ro­pa dun­que non rap­pre­sen­ta­no solo un ri­schio per noi, 
ma an­che per i di­rit­ti de­gli im­mi­gra­ti lai­ci pro­ve­nien­ti dal mon­do 
isla­mi­co che, giun­ti qui in cer­ca di li­bertà da re­gi­mi teo­cra­ti­ci o 
au­to­ri­ta­ri, dopo aver af­fron­ta­to sa­cri­fi­ci e dif­fi­coltà, si 
ve­do­no co­strui­re an­che qui la ma­dras­sa die­tro casa. Pur­trop­po gli 
“isla­mi­ci” au­ten­ti­ca­men­te mo­de­ra­ti sono una net­ta mi­no­ran­za tra 
gli im­mi­gra­ti, come ri­velò un’in­da­gi­ne ef­fet­tua­ta nel Re­gno Uni­to 
su­bi­to dopo gli at­ten­ta­ti del 2005, quin­di “vox po­pu­li, vox Dei”: il 
ri­sul­ta­to è che le mo­schee na­sco­no come fun­ghi.
Il che non ha im­pe­di­to agli in­gle­si di ce­de­re al ri­cat­to ter­ro­ri­sta 
e di con­ce­de­re ai mu­sul­ma­ni tri­bu­na­li che ap­pli­ca­no la sha­ria, 
cosa inau­di­ta nel­la pa­tria mo­der­na del­la de­mo­cra­zia, del si­ste­ma 
par­la­men­ta­re e del­la Com­mon Law.
Par­lia­mo­ci chia­ro: la sha­ria è peg­gio del fa­sci­smo, sia sul pia­no 
po­li­ti­co che su quel­lo più stret­ta­men­te in­di­vi­dua­le. Sul pia­no 
po­li­ti­co per­ché, men­tre di so­li­to il fa­sci­smo ha con­no­ta­zio­ni 
na­zio­na­li­ste, l’islam na­scon­de, sot­to l’ap­pa­ren­za di una 
“re­li­gio­ne di pace”, quel­la che è solo ri­cer­ca del più as­so­lu­to dei 
po­te­ri as­so­lu­ti, ov­ve­ro la con­qui­sta di tut­to il mon­do, con la 
pre­di­ca­zio­ne o con la spa­da.
Il fa­sci­smo non di­scri­mi­na­va le don­ne, o non gra­ve­men­te come la 
sha­ria, se­con­do la qua­le esse ere­di­ta­no metà di quan­to spet­ta agli 
ere­di ma­schi.
Così come non mi ri­sul­ta che du­ran­te il fa­sci­smo le adul­te­re e i loro 
aman­ti ve­nis­se­ro fu­sti­ga­ti, cosa che in­ve­ce il Co­ra­no pre­scri­ve 
chia­ra­men­te, na­tu­ral­men­te con una dose di fru­sta­te dop­pia per la 
don­na.
In al­cu­ni pae­si isla­mi­ci poi la fu­sti­ga­zio­ne, è sta­ta so­sti­tui­ta 
dal­la la­pi­da­zio­ne pub­bli­ca, sem­pre solo per la don­na, mai per il suo 
aman­te.
Il fa­sci­smo ga­ran­ti­va la pos­si­bi­lità di cam­bia­re la pro­pria 
re­li­gio­ne e, di con­se­guen­za, una cer­ta con­vi­ven­za di tut­te le fedi, 
quan­to­me­no fino all’ap­pro­va­zio­ne del­le fa­mi­ge­ra­te leg­gi 
raz­zia­li, ema­na­te però per com­pia­ce­re Hi­tler. La sha­ria con­dan­na 
tutt’ora in di­ver­se na­zio­ni isla­mi­che l’apo­sta­sia con la pena di 
mor­te, quan­to ai di­rit­ti del­le mi­no­ran­ze re­li­gio­se, sten­dia­mo pure 
un velo pie­to­so… So­pra­tut­to sui mor­ti dei vari at­ten­ta­ti con­tro 
cri­stia­ni e in­dui­sti che, con sner­van­te re­go­la­rità, ven­go­no 
com­piu­ti in mol­ti pae­si isla­mi­ci e non solo tali. Come mo­stra un 
re­cen­tis­si­mo e atro­ce vi­deo, gi­ra­to nel­la Tu­ni­sia “mo­de­ra­ta” 
fio­ri­ta dal­la pri­ma­ve­ra ara­ba, dove si as­si­ste allo sgoz­za­men­to di 
un isla­mi­co con­ver­ti­to al Cri­stia­ne­si­mo.
Si dirà che chi com­met­te tali atro­cità è un paz­zo, che la stra­gran­de 
mag­gio­ran­za de­gli isla­mi­ci non fa­reb­be mai nul­la di tut­to ciò, ed è 
senz’al­tro vero. Re­sta però il fat­to che la sha­ria pre­scri­ve la pena di 
mor­te per gli apo­sta­ti, quin­di poco im­por­ta se uno vie­ne sgoz­za­to come 
un ca­pret­to o giu­sti­zia­to dopo un re­go­la­re pro­ces­so: l’op­pres­sio­ne 
del­la li­bertà di pen­sie­ro ha una fac­cia sola, quel­la del­la vio­len­za!
Qual­cu­no obiet­terà che an­che nel di­rit­to ca­no­ni­co l’apo­sta­sia era un 
rea­to pu­ni­to con la pena di mor­te, ma tale in­fa­me leg­ge è sta­ta 
abro­ga­ta qua­si un se­co­lo fa, quan­to ai ro­ghi con­tro gli ere­ti­ci, sono 
or­mai sta­ti spen­ti da tre se­co­li. Non sarà mol­to, ed è un ri­sul­ta­to 
ot­te­nu­to non tan­to per vo­lontà del­la Chie­sa quan­to per le lot­te e il 
sa­cri­fi­cio di tan­ti spi­ri­ti li­be­ri,spes­so atei o agno­sti­ci, ma ciò 
si­gni­fi­ca che qual­che pas­so ver­so la lai­cità la Chie­sa l’ha com­piu­to, 
sia pure “ob­tor­to col­lo”. E co­mun­que nel Van­ge­lo non si par­la di 
con­dan­na a mor­te per gli apo­sta­ti, cosa che in­ve­ce è pre­scrit­ta nel 
Co­ra­no: poi­ché le re­li­gio­ni van­no giu­di­ca­te e se­gui­te dal­le loro 
fon­ti, come Dan­te in­se­gna (Pa­ra­di­so, IX, 131 -138), que­sto fa una 
dif­fe­ren­za enor­me tra i due li­bri sa­cri.
Ma tor­nia­mo al pa­ral­le­lo fa­sci­smo – sha­ria: il pri­mo ri­co­no­sce­va 
la se­pa­ra­zio­ne tra Sta­to e Chie­sa, no­no­stan­te gli scia­gu­ra­ti Pat­ti 
La­te­ra­nen­si vo­lu­ti da Mus­so­li­ni, men­tre tale se­pa­ra­zio­ne è del 
tut­to ine­si­sten­te nel­la sto­ria e nel di­rit­to dell’islam, che re­sta una 
re­li­gio­ne teo­cra­ti­ca, come pun­tua­liz­za­to, solo po­chi anni fa, 
dall’Aya­tol­lah Kho­mei­ni: “L’Islam o è po­li­ti­co o non è”
Ag­giun­go solo che la se­pa­ra­zio­ne tra Sta­to e Chie­sa vie­ne an­che 
san­ci­ta dal­la fa­mo­sa fra­se evan­ge­li­ca del “Date a Ce­sa­re…” che, 
seb­be­ne vaga, rap­pre­sen­ta pur sem­pre un ri­co­no­sci­men­to em­brio­na­le 
del­lo sta­to di di­rit­to. D’ac­cor­do: la Chie­sa tut­to­ra pre­ten­de una 
sor­ta di pri­ma­to eti­co nei con­fron­ti del­lo Sta­to lai­co, ma al­me­no lo 
ri­co­no­sce: nel Co­ra­no, non vie­ne nep­pu­re con­ce­pi­to. Sia ben chia­ro: 
i con­fron­ti che ho espo­sto so­pra non vo­glio­no es­se­re as­so­lu­ta­men­te 
una di­fe­sa d’uf­fi­cio del fa­sci­smo, anzi ne ho chia­ra­men­te 
evi­den­zia­to i li­mi­ti e gli er­ro­ri più cla­mo­ro­si. Ri­le­vo solo che se 
la Co­sti­tu­zio­ne proi­bi­sce, giu­sta­men­te, la rior­ga­niz­za­zio­ne del 
par­ti­to fa­sci­sta, mi chie­do per­ché mai si con­ce­da ai fe­de­li 
mu­sul­ma­ni, por­ta­to­ri di una re­li­gio­ne an­cor più to­ta­li­ta­ria, di 
co­strui­re mo­schee per dif­fon­de­re la sha­ria e, qual­che vol­ta, spu­ta­re 
nel piat­to nel qua­le man­gia­no, in­veen­do con­tro la “cor­rot­ta” so­cietà 
oc­ci­den­ta­le.
Per tu­te­la­re for­se la li­bertà re­li­gio­sa, come su­bi­to ri­le­verà 
qual­cu­no? Ma quel­la sa­reb­be co­mun­que ga­ran­ti­ta nel­la sfe­ra 
pri­va­ta, come ho esem­pli­fi­ca­to so­pra per i sim­pa­tiz­zan­ti o i 
no­stal­gi­ci di estre­ma de­stra.
Temo che la mia do­man­da ab­bia ri­spo­ste si­len­zio­se ma più elo­quen­ti 
del­le pa­ro­le: piag­ge­ria e “real­po­li­tik” di bas­sa lega.
Co­mun­que, tor­nan­do all’aspet­to pu­ra­men­te giu­ri­di­co: è chia­ro che il 
prin­ci­pio di ri­spet­to del­le no­stre leg­gi ri­chia­ma­to dal se­con­do 
com­ma dell’art. 8 del­la Co­sti­tu­zio­ne an­dreb­be este­so non solo 
all’islam, ma a tut­te le re­li­gio­ni in con­tra­sto con le no­stre 
isti­tu­zio­ni: se, ad esem­pio, nel nome del po­li­ti­cal­ly cor­rect si 
con­ce­des­se agli im­mi­gra­ti in­dui­sti di co­strui­re tem­pli nei qua­li si 
fo­men­tas­se la co­sti­tu­zio­ne di una so­cietà ba­sa­ta sul­le ca­ste o si 
“per­sua­des­se” la ve­do­va a but­tar­si sul rogo del caro estin­to, la 
so­stan­za di quan­to qui espo­sto non cam­bie­reb­be di una vir­go­la.
Con­clu­do di­cen­do che, quan­to­me­no all’in­ter­no dell’Uaar, au­spi­co un 
di­bat­ti­to sul­le pro­ble­ma­ti­che qui sol­le­va­te: se vo­glia­mo in­fat­ti 
op­por­ci alla “dit­ta­tu­ra re­li­gio­sa”, ciò va fat­to a 360° e non solo 
con­tro la Chie­sa cat­to­li­ca, come va un po’ trop­po di moda fare oggi.
Esat­ta­men­te come la di­fe­sa del­la “so­cietà aper­ta”: o si ef­fet­tua a 
360°, dun­que an­che nei con­fron­ti di re­li­gio­ni to­ta­li­ta­rie, o si cade 
nel­la pe­ri­co­lo­sa con­trad­di­zio­ne dei due pesi e due mi­su­re, che con 
la de­mo­cra­zia, ma so­pra­tut­to con la lo­gi­ca, ha ben poco a che 
spar­ti­re.
NB: le opi­nio­ni espres­se in que­sta se­zio­ne non ri­flet­to­no 
ne­ces­sa­ria­men­te le po­si­zio­ni dell’as­so­cia­zio­ne.

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Que­sto ar­ti­co­lo è sta­to pub­bli­ca­to do­me­ni­ca, 17 giu­gno 2012 alle 
7:06        e clas­si­fi­ca­to in Ge­ne­ra­le, Opi­nio­ni. Puoi se­gui­re i 
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