[inform_azione] (Events & Happenings) un film da non perdere: domani 12 dicembre incasso a "il manifesto"

  • From: "Diego Iraca'" <d_ego_1969@xxxxxxxx>
  • To: inform_azione@xxxxxxxxxxxxx
  • Date: Thu, 11 Dec 2008 16:40:26 +0100


Con preghiera di massima diffusione: e, possibilmente, partecipazione!
Grazie,

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carlo ha scritto:


da domani venerdì viene proiettato il giardino dei limoni. l'incasso della giornata andrà al manifesto grazie alla casa distributrice teodora che farà questa donazione al giornale. è inutile dire che bisogna andare al cinema domani. carlo

-------- Messaggio Originale --------
Oggetto: un film da non perdere
Data: Fri, 28 Nov 2008 21:16:06 +0100
Da: carlo <ctagliacozzo@xxxxxxxxx>
A: cappa@xxxxxxxxxxxxxxx, discussione@xxxxxxxxxxxxx





Il giardino di limoni
(Lemon Tree)
Un film di Eran Riklis. Con Hiam Abbass, Doron Tavory, Ali Suliman, Tarik Kopty, Amos Lavi. Genere Drammatico, colore 106 minuti. - Produzione Israele, Germania, Francia 2008. - Distribuzione Teodora Film

l'ho visto oggi pomeriggio al torino film festival.uscirà nelle sale il 12 dicembre. l'ho trovato straordinariamente bello , intenso, capace di far capire anche a chi non sa nulla della situazione palestinese quel che succede in quella terra,  senza retorica, il ritratto di salma interpretato magistralmente da hiam abbas ( la protagonista di Satin Rouge, e interprete di altri film quali paradise now, la sposa siriana dello stesso regista riklis) rispecchia una determinazione di opporsi ad un sopruso usando tutti i sistemi legali a disposizione.
è un film israeliano di un regista israeliano contro l'occupazione. vi incollo una recensione e alcune dichiarazioni del regista.
Lemon Tree, film diretto dall’israeliano Eran Riklis, già autore di Zohar e La sposa siriana, racconta la storia coraggio di una donna, Salma, interpretata da Hiam Abbass, una vedova palestinese che vive in un villaggio della Cisgiordania. Scopre che il suo nuovo vicino di casa è il ministro della difesa israeliano. Quando, per ragioni di sicurezza, le viene intimato di abbattere quel giardino di limoni che rappresenta il suo unico sostentamento e le sue stesse radici, la donna non si da per vinta e porta la causa in tribunale.

La solidarietà inaspettata della moglie del ministro, mossa dalla complicità femminile e l’amore del suo giovane avvocato, riescono a sostenerla in una sfida che a tutti sembra impossibile.

Palestinesi ed isrealiani sono stati spesso protagonisti di film interessanti, soprattutto ai festival. Il tema è scottante, delicato, sempre di attualità e si presta facilmente al coinvolgimento o alla partigianeria.

Il giardino dei Limoni, presentato in anteprima al festival di Berlino 2008, e nella sezione fuori concorso alla 26ma del TFF, è un leggerissimo racconto, visto dall’altra parte del mondo, il Medio Oriente, paese in continua evoluzione; speranza, ottimismo, pessimismo, nuovi orizzonti, rivoluzioni, un giorno nuovo, il futuro, il passato, sono parole usate per descrivere la situazione di un luogo dove è accaduto di tutto.

Il giardino dei limoni (dal 12 dicembre nelle sale italiane) è un assurdo mix di dramma ed ironia, tragedia e commedia, luci ed ombre che contraddistinguono la storia di israeliani e palestinesi.

Di seguito, la versione integrale di alcune dichiarazioni del regista, rilasciate in conferenza stampa al Torino Film Festival:

Limoni VS Olivi

    Non esistono molti film dedicati ai giardini e alle piante, anche se in quelli che raccontano della situazione tra Israele e Palestina si tratta spesso il tema della devastazione del territorio e dello sradicamento degli olivi. Io però volevo usare una pianta differente, sempre molto presente nella nostra terra, ma che non desse, con la sua presenza, una connotazione così forte e pesante. Il limone è una pianta semplice e leggiadra, dai frutti bellissimi ma che praticamente non si possono mangiare e soprattutto non è carica del significato morale e storico che ormai viene dato all’olivo.

Film non manipolato

    I registi che affrontano il tema di questa guerra tendono a schierarsi da una o dall’altra parte. In questo io sono orgoglioso di me perché penso che fino a che questo sarà il modo di vedere il conflitto non si faranno mai dei passi avanti. Ho cercato nel mio film di mostrare le due realtà in contrapposizione senza manipolarle. Anche la scena degli alberi tagliati è reale, così come lo è la speranza che questi alberi un giorno possano tornare ad essere pieni di limoni.

La moglie del Ministro

    La moglie del Ministro non è altro che il simbolo della volontà di entrambi i popoli che questa situazione cambi verso la pace. La gente è stanca, depressa, in crisi e vorrebbe tornare a vivere un’esistenza normale. D’altra parte però ogni giorno questi popoli si svegliano e devono fare i conti con un passato di sofferenza, di lutti e di sangue. Nasce quindi una contrapposizione tra quello che si vorrebbe per il proprio bene e ciò che ognuno deve ricordare come proprio vissuto. A causa di questo pensiero perpetuo cresce una sorta di egoismo negli animi delle persone, che le porta a non vedere e più spesso a non capire i bisogni e i coinvolgimenti di chi abita loro accanto.

Mai oltre la realtà

    La realtà che il nostro territorio sta vivendo è conosciuta da tutti, ma questo non è il punto d’arrivo. Sicuramente è importante la presa di coscienza di un fatto così grave, ma è fondamentale andare oltre per poter risolvere il problema. Nel film questo aspetto è riflesso nella metafora del frutteto. La moglie del Ministro infatti trova il giardino dei limoni meraviglioso però non riesce ad andare oltre a questa bellezza, non trova e non capisce la necessità di doverlo distruggere.

Il finale

    Non era mia intenzione creare un finale d’effetto, la mia intenzione era più che altro rendere l’ultima sequenza rappresentativa del film. Il Ministro si affaccia alla finestra e vede solo un muro:come tutti noi, non può andare oltre con il suo sguardo a causa di una decisione che lui stesso ha preso. L’immagine che ne esce di quest’uomo è di una persona imprigionata nel suo pensiero che non si sforza di andare oltre, così come il suo sguardo non può vedere al di là della sua casa. È un’immagine triste, la pena che quest’uomo suscita in me è enorme come enorme è questo muro da abbattere, il vero problema di questa guerra. Ho comunque cercato di dare un messaggio di speranza facendo percepire lapossibilità di una nuova crescita del frutteto.




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