HANNO due mamme. O due papà. A
volte tre genitori. Sono centomila in Italia secondo le ultime stime,
ma forse molti di più. I più grandi sfiorano l'adolescenza, i più
piccoli, concepiti all'estero nei centri di fecondazione assistita,
hanno pochi anni, alcuni pochi mesi. Figli e figlie di genitori gay. Di
una sola metà del cielo. Bimbi sereni dicono gli psicologi, gli
insegnanti, i pediatri che li analizzano e li "monitorano" fin dalla
culla negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in Inghilterra, e
adesso anche in Italia. Nati da relazioni eterosessuali o nella coppia
omosessuale stessa, tra due donne o due uomini, complice la Scienza e
le più ardite tecniche di procreazione artificiale: sono l'ultima
frontiera della famiglia, la più inedita, la meno riconosciuta, la più
controversa.
Si chiamano nuclei "omogenitoriali", adattamento dal francese
homoparentalité, per l'anagrafe italiana non esistono, la legge li
ignora, la Chiesa li condanna, le istituzioni li osteggiano. Invece
sono sempre di più, nel nostro paese il 17,7% degli omosessuali e il
20,5% delle lesbiche con più di 40 anni ha uno o più figli, e il 49%
delle coppie omosessuali dichiara di voler diventare genitore, un vero
e proprio gayby boom, come lo hanno definito i sociologi americani, un
boom di bambini nati dalle unioni gay. Scrive Giulia Porretti, maestra
di Pordenone: "Martina nei suoi disegni rappresenta mamma Alessia e
mamma Franca, più il gatto di casa. Non è stato facile, all'inizio,
comprendere. Poi ci siamo abituate. Martina ci guarda con occhi sereni
ed è la più brava della classe".
Cronache da un mondo sommerso che inizia a chiedere rispetto, diritti,
visibilità. In Francia, pochi giorni fa, il Governo di Nicolas Sarkozy
ha presentato un disegno di legge che legittima, in modo esplicito, "i
nuclei composti tra due adulti dello stesso sesso tra le nuove
configurazioni familiari". In Italia le famiglie omosessuali si sono
consorziate in "Famiglie arcobaleno", una proposta di legge del Pd
chiede i loro bimbi vengano tutelati, ma restano nuclei fantasma.
Intanto i figli nascono, crescono, vanno a scuola, fanno la vita dei
loro coetanei... E ieri giorno del papà, hanno festeggiato a Genova la
"festa delle famiglie". Anche quelle in cui si cresce con due genitori
dello stesso sesso.
Nella stanza di Arianna, 6 anni, figlia di Federica che vive con
Cecilia, sua nuova compagna, Cenerentola e il principe volteggiano
abbracciati sul muro, mentre Minni e Topolino si guardano complici.
Siamo a Roma, nella periferia che si estende verso la Via del Mare, tra
case nuove e scheletri di palazzi. Federica Bruni, 34 anni, infermiera,
descrive la faticosa scoperta e poi la conquista di un amore gay, dopo
una vita eterosessuale, un matrimonio, la separazione, la messa al
bando dalla famiglia e le minacce dell'ex marito. "Arianna sa che per
me Cecilia è un affetto grande, adesso dice che ha due mamme, ci vede
dividere il letto matrimoniale come prima lo dividevo con suo padre.
Certo per lei l'amore resta quello tra un uomo e una donna, mi sembra
naturale che sia così... Sa anche che presto arriverà un altro bambino,
Cecilia ed io andremo a Copenaghen e Cecilia farà l'inseminazione
artificiale con il seme di un donatore: saremo una famiglia a tutti gli
effetti, anche se per la legge italiana il nostro bambino sarà soltanto
figlio di Cecilia, lo Stato riconosce unicamente il padre o la madre
"biologici". Io semplicemente non esisto".
Federica tocca il cuore del problema, quello che ha portato Giuseppina
La Delfa, docente di francese, trapiantata in Italia da 19 anni in un
minuscolo paesino vicino ad Avellino e mamma di una bambina di 5 anni,
a fondare insieme ad altri genitori le "Famiglie Arcobaleno". "Siamo
migliaia ma c'è ancora una gran paura a mostrarsi, a dichiararsi. In
"Famiglie Arcobaleno" siamo circa 500 tra adulti e bambini, quasi tutti
i nostri figli sono nati "nella coppia", con la fecondazione assistita
per le donne, attraverso il seme di un donatore o di un amico, e con le
"maternità surrogate" per i maschi. La mia compagna Raphaella ed io
siamo andate in Belgio, nel centro "Azvub", volevamo che fosse lei a
portare avanti la gravidanza, ma c'erano dei problemi e così è toccato
a me... La cosa assurda però è che la mia compagna per la legge
italiana non può prendersi cura di nostra figlia, se io morissi la
bambina resterebbe sola pur avendo un altro genitore...". È particolare
la storia di Giuseppina, che oggi ha 46 anni, è nata in Francia da
genitori emigrati dalla Sicilia, ed è poi tornata a vivere in un
minuscolo borgo campano, senza fare mistero della propria
omosessualità. Anzi, dando il via ad una vera campagna di outing
durante la gravidanza. "Volevo che la gente del paese fosse preparata
all'evento, all'arrivo di una bambina figlia di due lesbiche, e
l'accoglienza è stata superiore alle aspettative, L. è piena di amici,
allegra solare... No, non mi sento egoista ad averla privata del padre:
io le ho dato la vita, cosa può esserci di più bello?".
Una famiglia come le altre, si potrebbe obiettare, con un padre e una
madre, ed è questa infatti la tesi di chi ritiene che le famiglie gay
siano dannose per lo sviluppo di un bambino. Ma è proprio un esperto di
infanzia e adolescenza, Gustavo Pietropolli Charmet, a chiarire perché
invece si può crescere bene anche in un contesto così atipico. "Oggi è
in corso una modificazione cruciale sia della maternità che della
paternità: si va sempre di più verso situazioni in cui i genitori si
occupano a staffetta dei figli o verso famiglie monogenitoriali. Questo
vuol dire - spiega Charmet - che di volta in volta il padre e la madre
incarnano entrambi i ruoli, sono cioè le due figure insieme, i maschi
si "maternalizzano" e le donne acquistano autorità. Ed è ciò che accade
nelle coppie omosessuali: se un figlio viene allevato da due padri è
inevitabile che questi sviluppino anche una parte materna, e così
accade nel caso di famiglia con due madri. E i bambini cresciuti in
questi contesti non manifestano alcun problema diverso dai loro
coetanei". Aggiunge Margherita Bottino, sociologa, autrice di diversi
saggi sulla "omogenitorialità", tra cui il libro "La gaia famiglia":
"Quando una coppia gay decide di fare un figlio, i due padri o le due
madri preparano il terreno e invece di nascondersi cercano la massima
visibilità. E la società di solito è più pronta di quanto si creda. Il
vero problema è la non esistenza giuridica di queste famiglie. I
pediatri americani hanno dimostrato che nelle realtà dove il loro
status è riconosciuto i bambini sono più sereni...".
Ed è infatti un percorso di assoluta trasparenza
quello intrapreso da Tommaso e Gianfranco, insegnanti romani
quarantenni, oggi padri di una piccola di tre anni e di un bimbo di 6
mesi, nati in California attraverso due "maternità" surrogate. Una
sorta di "acrobazia" procreativa, ma i due neo-padri, impegnati in un
full time di biberon e pannolini, affermano di cavarsela benissimo.
"Prima di lanciarci in questa avventura - spiega Tommaso - abbiamo
cercato di capire effettivamente come vivono i bambini nati da coppie
gay. Ci siamo interrogati sull'eventualità che ai nostri figli potesse
mancare una figura femminile, ma ci sono due nonne, diverse zie, e
abbiamo deciso mantenere un rapporto anche con la mamma portatrice".
"Nostra figlia va al nido pubblico - continua Gianfranco -all'inizio le
maestre erano sconvolte, smarrite, poi hanno iniziato a fidarsi, hanno
addirittura inventato una favola in cui ci sono le zebre con due mamme,
e i cuccioli di leone con due papà... Le difficoltà arriveranno, perché
la campagna contro l'omogenitorialità è forte, ma adesso siamo una
famiglia, ed è questo che conta".