I nuovi condizionamenti del magistrato e altri che non passano mai
_di Riccardo Ionta _
Aderire o non aderire allo sciopero, azione collettiva dell'A.N.M. di
sensibilizzazione, è una scelta individuale insindacabile - il che non
vuol dire "non criticabile", avendo effetti collettivi, anche per quella
collettività in nome del quale è amministrata la giustizia -
l'importante è avere consapevolezza della realtà.
La riforma non modifica l'art. 101 della Costituzione per cui i giudici
sono soggetti soltanto alla legge e non modifica l'art. 107 per cui i
magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni.
Non modifica l'art. 104 secondo cui la magistratura costituisce un
ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere e neppure l'art. 112
secondo cui il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione
penale.
La riforma scolora le norme costituzionali, ne fiacca i principi. Tenta
di consegnare la guida della magistratura alle inclinazioni di quel
magistrato attento ai numeri, alle relazioni, propenso al carrierismo e
di quel dirigente giudiziario - sempre attento ai numeri, alle relazioni
- incline al dirigismo.
Un magistrato condizionabile, appartenente ad una magistratura
gerarchizzata, è un magistrato debole in balia delle derive di corrente.
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