[Linuxtrent] Illustrazione da parte di Stefano Quintarelli della propria mozione sulla "Carta dei Diritti in Internet"

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  • Date: Wed, 4 Nov 2015 11:59:25 +0100

Discussa e approvata all'unanimità ieri 3 Novembre.

Lo riporto per intero, perchè è esemplare.

Se preferite il pdf, è a pagina 23:
http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/sed0514/stenografico.pdf

"È iscritto a parlare il deputato Quin-
tarelli, che illustrerà anche la sua mozione
n. 1-01031. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI.
Grazie, Presidente. Colleghi, un bambino
che va in seconda elementare oggi è nato
nel 2008. Nel 2008 il Presidente Napoli-
tano era Presidente della Repubblica. Nel
2008 è nato l’iPhone 3G, che consentiva il
collegamento permanente a Internet, ed è
nato Android di Google, un sistema ope-
rativo che oggi vede 1,5 miliardi di utenti
attivi al giorno. Questo accadeva nel 2008,
pochi anni or sono.
Un altro dato sul quale vi chiamo a
riflettere è che gli alberghi italiani hanno
ricavi annuali per circa 19 miliardi. Una
società come booking.com, che online
svolge l’intermediazione e la prenotazione
degli alberghi, ha ricavi per 33 miliardi
annui. In Italia abbiamo 29 milioni di
persone, che sono circa la metà della
popolazione, che sono utenti abituali di
Internet. Di questi 29 milioni, 13 milioni di
persone fanno abitualmente
shopping e acquisti online. In una recente indagine
fatta da ContactLab, il 60 per cento degli
internauti italiani (circa 17,5 milioni di
persone) dichiarano di essere permanen-
temente collegati ad Internet e di essere
costantemente online. In sette anni, dal
2008, Internet è diventata l’interfaccia
utente del mondo che siamo abituati a
conoscere. Con questa interfaccia utente,
generiamo tantissime informazioni, infor-
mazioni su di noi, sui nostri comporta-
menti e sulle nostre relazioni, che possono
essere acquisite per fini leciti o illeciti, in
modi corretti o anche in modi discutibili.
Di fatto quello a cui abbiamo assistito
in un tempo così breve, dal 2008 ad oggi,
è che la tecnologia, che è cresciuta e si è
evoluta in modo esponenziale, ha abilitato
una nuova dimensione dell’esistenza di
ciascuno di noi, una dimensione immate-
riale, che non è alternativa alla dimen-
sione materiale in cui siamo abituati a
vivere: è una dimensione nella quale ab-
biamo relazioni sociali ed economiche.
Ora che io sono qui e parlo a voi in
quest’aula, l’aria che c’è tra la mia voce e
le vostre orecchie non discrimina quello
che io dico. Se esco di qui ed entro in un
negozio, l’aria non discrimina il fatto che
io possa entrare in un negozio piuttosto
che in un altro. Sono diecimila anni, da
quando l’uomo è diventato stanziale, che
siamo abituati a questa realtà, in cui l’aria,
il mondo non è discriminante: è un in-
termediario che non discrimina. Quando
ci spostiamo nella dimensione immate-
riale, che – come ricordavo prima – è per
molti di noi una dimensione costante e
forse la dimensione principale dove si
svolgono attività sociali ed economiche,
siamo su un piano dove, invece, è possibile
attuare molte discriminazioni. La discriminazione può avvenire dai fornitori dei dispositivi, dai fornitori della
rete, dai fornitori dei sistemi operativi, dai
fornitori delle applicazioni: ognuno di
questi occupa uno strato nella intermediazione tra chi parla e chi viene ascoltato, tra chi vuole comprare e chi vuole ven-
dere. La discriminazione non è paragona-
bile a ciò che avveniva con le televisioni,
per cui c’erano Raiuno, Raidue, Raitre,
una certa testata piuttosto che un’altra. È
una discriminazione che può essere di
massa, quindi su tutte le persone, ma in
modo individuale, personalizzando la di-
scriminazione sulla base dei dati personali
raccolti da tutte le interazioni che dicevo
prima. Quindi, si tratta di una discrimi-
nazione di massa su dati personali. È un
problema di oggi, che riguarda l’oggi ma
anche il futuro, perché non è detto che la
discriminazione attuale resti tale; può es-
sere una discriminazione futura, può es-
sere una discriminazione che colpirà i
miei figli per qualcosa che ho fatto io.
È un potenziale problema, enorme, di
carattere sociale ed economico, ma anche
politico. Il rapporto con i media
era centrale: abbiamo pensato alla
par condicio, abbiamo stabilito delle regole, perché
orientare fasce di popolazione è un pro-
blema di natura politica. Quando, però, le
fasce di popolazione sono singoli individui
sulla base di propri dati personali, il
problema assume una dimensione rile-
vante. Un social network
ha condotto un esperimento. Le informazioni contenute
nei social network
non sono tutte le informazioni che ci riguardano o che ri-
guardano le persone che stiamo seguendo:
sono informazioni che vengono scelte da
un algoritmo, al di fuori del nostro con-
trollo. È stato fatto un esperimento per cui
ad alcune persone venivano mostrati mes-
saggi di un certo tenore, ad altri gruppi di
persone altri messaggi di altro tenore,
come delle cavie, poi veniva valutata la
reazione delle persone esposte a queste
notizi
e e a questi commenti e come l’espo-
sizione a notizie scelte dall’alto orientava
le loro reazioni.
Uno studio sostiene che è sufficiente
influenzare un ridotto numero di persone,
in selezionati collegi, per determinare esiti
elettorali diversi. Visto che oggi il princi-
pale strumento di intermediazione dell’in-
formazione è Internet, capiamo che questo
diventa un problema di natura politica e
potenzialmente anche democratica.
È un tema che non è rinviabile e che
sicuramente coinvolge aspetti di natura
tecnica. Il mio auspicio è che si possa
istituire una commissione parlamentare
permanente, che sia esperta, dedicata al-
l’argomento, che abbia dei funzionari spe-
cializzati, in modo tale da avere una
memoria storica competente, e anche delle
opportune relazioni con organismi analo-
ghi di altri Paesi.
La Francia e la Germania si stanno
muovendo molto celermente. Agire per
l’innovazione è il piano congiunto, che è
stato presentato la settimana scorsa, dalla
Cancelliera Merkel e dal Presidente Hol-
lande, un piano per « accompagnare la
transizione digitale dell’economia euro-
pea ». Non si tratta solo dell’economia, ma
di tutta la società.
Questo è lo scenario in cui si inserisce
la Carta dei diritti di Internet, che è un
passo per cercare di contribuire alla con-
sapevolezza digitale delle istituzioni, una
riflessione che parte dall’Italia e che dal-
l’Italia stiamo cercando di allargare ad
altri Paesi. Tocca temi importanti, che
sono stati approfonditi e valutati con i
rappresentanti di tutti i gruppi e con
esperti: una commissione di studio mista,
parlamentari ed esperti, che è stata gui-
data dal professor Rodotà e voluta dalla
Presidente Boldrini.
Tocca temi rilevantissimi: diritto all’ac-
cesso, diritto alla conoscenza, alla neutra-
lità della rete (una rete non discrimi-
nante), alla tutela dei dati, all’autodeter-
minazione, all’inviolabilità dei propri dati,
alla sicurezza, all’oblio, alla
governance
della rete. Ecco, quello che chiediamo con
questa mozione è di impegnare il Governo
a trasformare in atti le previsioni prodotte
da questa commissione di studio, in modo
tale da aiutare a guidare, in questa tra-
sformazione digitale, una migliore attività
legislativa da parte del Parlamento."
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