Fw: [Discussioni] [wbario@tin.it: [cyber~rights] Eldred vs.Ashcroft]

  • From: Lo'oRiS il Kabukimono <_lano_@xxxxxxxxx>
  • To: Lano666 <lano666@xxxxxxxxxxxxx>
  • Date: Sat, 18 Jan 2003 16:02:43 +0100

Begin forwarded message:

Date: Sat, 18 Jan 2003 15:35:04 +0100 (CET)
From: Anonymous <cripto@xxxxxxx>
To: discussioni@xxxxxxxxxxxxxxxxx
Subject: [Discussioni] [wbario@xxxxxx: [cyber~rights] Eldred vs. Ashcroft]


Interessante, molto interessante.

----- Forwarded message from Rattus Norvegicus <wbario@xxxxxx> -----

X-Mailer: QUALCOMM Windows Eudora Version 5.1
Date: Fri, 17 Jan 2003 10:15:22 +0100
To: rekombinant@xxxxxxxxxxxxx, cyber-rights@xxxxxxx
From: Rattus Norvegicus <wbario@xxxxxx>
Subject: [cyber~rights] Eldred vs. Ashcroft


Ieri la Suprema Corte di Washington D.C. ha riconosciuto al Congresso il 
diritto di modificare la durata del copyright come e quando lo ritiene 
opportuno.
Il ricorso Eldred vs. Ashcroft, che impugnava l'ultima estensione della 
durata del copyright, e' stato dunque respinto con una maggioranza di 7 
voti favorevoli contro 2 contrari .
Con questa sentenza il Congresso viene riconosciuto come l'unica 
istituzione avente diritto di stabilire i limiti temporali del copyright.

Si tratta di un risultato previsto. La Suprema Corte ha avuto un ruolo 
decisivo nel soprassedere sui brogli elettorali di Bush e non c'erano 
ragioni per pensare che avesse qualsivoglia interesse nel difendere il 
pubblico dominio.

La stampa americana parla con toni trionfalistici della disfatta di 
Lessig,      e la sua consueta enfasi plebiscitaria appare in questo caso 
particolarmente grottesca. Come se una simile decisione, palesemente contro

gli interessi pubblici, fosse la genuina espressione della saggezza 
istituzionale e la corretta interpretazione della volonta' popolare.
Si deve portare pazienza. Arroganza culturale. Nient'altro.

Del resto gli argomenti del giudice Ruth Bader Ginsburg, che ha espresso la

posizione della maggioranza, vertono principalmente sulla natura "politica"

del ricorso. In quanto tale il ricorso, dice Ponzio Pilato, non riguarda la

corte:

"Dietro la facciata della loro fantasiosa interpretazione della 
costituzione, i ricorrenti sostengono che il Congresso persegue una 
politica disastrosa. Quando esaminiamo una legge" scrive Ginsburg: "Le 
congetture sulla saggezza delle scelte del Congresso non riguardano la 
nostra giurisdizione""

http://www.law.com/servlet/ContentServer?pagename=OpenMarket/Xcelerate/View&c=LawArticle&cid=1042568656706&t=LawArticleIP

Anche l'argomento principale di Lessig, secondo cui i fondatori della 
costituzione americana intendevano la durata del copyright come una 
soluzione intermedia, un " contratto" che doveva tutelare tanto il diritto 
degli autori quanto il diritto dei cittadini al pubblico dominio e' stato 
considerato come un'interpretazione arbitraria e forzosa del diritto 
americano.

Nei fatti il ricorso ha avuto il grande merito di fornire una messe di 
preziose riflessioni sul fenomeno dei diritti d'autore. Il passato 
bloccato, messo sotto chiave dalle leggi di tutela, viene finalmente 
interpretato come il tentativo di schiacciare la civiltà sull'eterno 
presente, cancellando la memoria culturale della specie. Un esempio: se il 
Sonny Bono exstension act è passato nel '98 senza discussioni, dice Eldred,

lo si deve a Monica Levinsky. Insomma: "te show must go on" ma intanto lo 
spettacolo diventa sempre meno interessante.

La discussione sul patrimonio librario sommerso, sulle centinaia di 
migliaia di opere inaccessibili perche' andate fuori produzione, si rivela 
un "vulnus" sempre piu' difficile da celare senza imbarazzi.
Come ha affermato  Cory Doctorow portavoce della EFF dopo la sentenza:

"Ora siamo a un punto in cui l'obiettivo della riforma del copyright e del 
pubblico dominio, che due anni fa era talmente oscuro da essere invisibile 
- perfino tra persone che facevano uso di tecnologia - e' ormai un 
obiettivo di massa, quantomeno nel mondo della tecnologia. Possiamo sperare

che questa sentenza ha sollevato il problema anche in ambienti non 
tecnologici e certamente una generazione di persone tecnologizzate e' stata

sensibilizzata per sempre dalla mobilitazione e dagli esiti di questa
causa."

E' cosi'. Oggi ogni navigatore della rete e' in grado di capire quanto 
arbitrario sia il permanente impedimento alla realizzazione una biblioteca 
online che renda disponibili non dico "tutte le opere" ma almeno quelle 
risalenti alla prima metà del Novecento.
Non a caso proprio in rete e' stato intanto coniato il termine "pigopolism"

che, se il mio inglese claudicante non inganna, dovrebbe suonare piu' o 
meno come "porcopolismo". Termine che, inutile dirlo, mi sembra assai
felice.

http://212.100.234.54/content/6/28897.html

L'articolo, uscito dopo la sentenza e particolarmente feroce, fornisce un 
quadro illuminante dell'effetto che il "porcopolio" sta determinando sulla 
circolazione delle opere dell'ingegno. Per tutelare topolino l'America 
rinuncia a rendere di pubblico dominio le opere di grandi autori 
come  F.Scott Fitzgerald, Sinclair Lewis,  Sherwood Anderson.

"Questa battaglia non ha avuto dalla sua parte animazioni in Flash ne' 
Slashdot" dice l'autore dell'articolo, "nemmeno la blogosfera e' dalla sua 
parte. E le forze mobilitate contro di essa vanno da Microsoft al New York 
Times fino ai grandi network televisivi".

Vedetevi anche:
http://www.oreillynet.com/pub/a/policy/2003/01/16/eldred.html

Per ulteriori apprfondimenti c'e' il sito di Lessig
http://cyberlaw.stanford.edu/lessig/


Diamoci da fare
Rattus

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