Caro Simone e cari tutti,
Vi segnalo che la discussione di questa sera si terrà su Zoom, a partire dalle
6PM (orario UK)
https://us04web.zoom.us/j/75544567372
A stasera,
Mirco
Da: cdcuk-bounce@xxxxxxxxxxxxx <cdcuk-bounce@xxxxxxxxxxxxx> Per conto di Andrea
Pisauro
Inviato: lunedì 31 agosto 2020 20:41
A: cdcuk@xxxxxxxxxxxxx
Oggetto: [cdcuk] Re: [cdcuk] Re: [cdcuk] Re: [cdcuk] Re: [cdcuk] Fwd: Tutto
quello che c’è da sapere sul referendum per il taglio dei parlamentari
caro Simone,
si eccolo qui: https://www.facebook.com/events/337471867405387
On Mon, 31 Aug 2020 at 18:02, anpi londra <londra.anpi@xxxxxxxxx
<mailto:londra.anpi@xxxxxxxxx> > wrote:
E' un evento pubblico? c'e' un event facebook o simile da diffondere?
On Mon, 31 Aug 2020 at 17:26, Andrea Pisauro <andrea.pisauro@xxxxxxxxx
<mailto:andrea.pisauro@xxxxxxxxx> > wrote:
Grazie Simone,
Segnalo che non solo le sardine scozzesi ma tutto il movimento ha sposato la
linea del NO
<https://www.facebook.com/AndreaPlexPisauro/posts/10158507776108334:98> .
Approfitto per segnalare che il Manifesto di Londra farà una serata di
discussione sul referendum domani sera alle 6 pm via zoom, durante la quale
approfondiremo i molti rilievi critici del taglio.
Per chi fosse interessato, troverete qui il link per collegarsi
<https://www.facebook.com/groups/sel.uk?post_id=10157957538539086> . Vi
aggiorno in ogni caso dopo la riunione sulle nostre deliberazioni.
A presto
Andrea
On Mon, 31 Aug 2020 at 16:26, anpi londra <londra.anpi@xxxxxxxxx
<mailto:londra.anpi@xxxxxxxxx> > wrote:
Ciao a tutt*,
stando a quanto comunicato sul sito del Consolato, i plichi verranno recapitati
ai ed alle nostri/e connazionali nei prossimi sette giorni. La scadenza per il
ricevimento dei plichi e' tra due settimane circa.
Per parte nostra abbiamo pubblicato del materiale a favore del No sui nostri
profili Twitter e Facebook, oltre ad aver inviato alcune email ai\alle nostri\e
iscritti e simpatizzanti invitandoli\e a votare No.
Il movimento 6000 Sardine della Scozia, con cui sono in contatto, e' orientato
sul No e mi pare abbiano iniziato a discutere sul loro gruppo Facebook le
ragioni del No.
Fatemi sapere se nel frattempo anche chi e' iscritto a questo gruppo abbia
distribuito materiale tramite i propri canali, magari possiamo rilanciarlo sui
nostri.
Saluti,
Simone
ANPI
On Mon, 17 Aug 2020 at 19:12, Andrea Pisauro <andrea.pisauro@xxxxxxxxx
<mailto:andrea.pisauro@xxxxxxxxx> > wrote:
cari,
vi giro questo utile compendio.
Ringrazio Simone per la mail, direi che entro la fine del mese sarebbe utile
sentirsi tra tutti quelli che vogliono attivarsi. Vogliamo fare un doodle?
PS segnalo en passant che l'onorevole Siragusa, M5S, residente a Londra, si e'
schierata pure lei per il NO.
---------- Forwarded message ---------
From: Andrea Pisauro <pisauroandrea@xxxxxxxxx <mailto:pisauroandrea@xxxxxxxxx> >
Date: Mon, 10 Aug 2020 at 09:05
Subject: Fwd: Tutto quello che c’è da sapere sul referendum per il taglio dei
parlamentari
To: Andrea Pisauro <andrea.pisauro@xxxxxxxxx <mailto:andrea.pisauro@xxxxxxxxx> >
---------- Forwarded message ---------
From: Domani <lettori@xxxxxxxxxxxxxxxxxxx <mailto:lettori@xxxxxxxxxxxxxxxxxxx> >
Date: Mon, 10 Aug 2020, 07:00
Subject: Tutto quello che c’è da sapere sul referendum per il taglio dei
parlamentari
To: <pisauroandrea@xxxxxxxxx <mailto:pisauroandrea@xxxxxxxxx> >
Il 20 e il 21 settembre si vota per il referendum confermativo della legge
voluta dal Movimento 5 stelle
<https://mcusercontent.com/dc6df7df0e866f3485077ffd9/images/d492d693-6c5b-4892-b2d5-243c49d6135b.png>
Tutto quello che c’è da sapere sul referendum per il taglio dei parlamentari
Il 20 e il 21 settembre si vota per il referendum confermativo della legge
voluta dal Movimento 5 stelle. La Lega prova a mettere in difficoltà il governo
mentre Pd e Forza Italia si dividono al proprio interno
Giulia Merlo
9 agosto 2020
<https://editorialedomani.us10.list-manage.com/track/click?u=dc6df7df0e866f3485077ffd9&id=ca4f4ac7e0&e=9209b7d2d5>
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Spargi la voce
* Il 20 e il 21 settembre si vota per il referendum costituzionale sulla
riduzione del numero di parlamentari. La legge costituzionale voluta da
Movimento 5 Stelle, e approvata dal Parlamento ma senza la maggioranza
qualificata dei due terzi, prevede una riduzione da 630 a 400 deputati e da 315
a 200 senatori.
* La richiesta di sottoporre al vaglio dei cittadini la riforma è
arrivata da 71 senatori, come previsto dalla Costituzione. L'adesione alla
raccolta firme è stata trasversale tra i partiti, ma la maggior parte dei
firmatari appartengono al centrodestra, con 42 di Forza Italia e 9 della Lega.
* Il quesito è confermativo, chi vota sì approva l’entrata in vigore del
taglio dei parlamentari; chi vota no, invece, vuole l’abrogazione della legge.
Il referendum non ha quorum. A oggi, tra i partiti, i più decisi sostenitori
del sì sono il Movimento 5 stelle, la Lega e Fratelli d’Italia.
<https://mcusercontent.com/dc6df7df0e866f3485077ffd9/_compresseds/5a42a525-2f6f-4023-9060-576eeabbf545.jpg>
Ottobre 2019, il M5S festeggia l'approvazione del taglio dei parlamentari in
piazza Montecitorio (foto LaPresse)
Come funziona il voto
Domenica 20 e lunedì 21 settembre, tutti i cittadini maggiorenni potranno
votare al referendum costituzionale sulla legge che riduce il numero dei
parlamentari: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori.
Si tratta di un referendum confermativo, il quesito è: “Approvate il testo
della legge costituzionale concernente modifiche agli articoli 56, 57 e 59
della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari,
approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019”.
Votando sì, l’elettore si esprime a favore del taglio del numero dei
parlamentari. Votando no, sceglie di abrogare la legge costituzionale.
Il referendum costituzionale non ha quorum, quindi non esiste una soglia minima
di votanti da raggiungere perché la votazione sia valida. L’esito determinerà
l’entrata o meno in vigore della legge a prescindere da quanti cittadini
andranno alle urne.
La battaglia sul taglio dei parlamentari
La legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari è stata una delle
bandiere politiche del Movimento 5 stelle. La sua approvazione faceva parte del
“contratto di governo” siglato da Cinque Stelle e Lega alla nascita del governo
Conte I, in seguito al voto del marzo 2018.
Il disegno di legge costituzionale è stato incardinato al Senato e, tra il
febbraio 2019 e il maggio 2019, si è conclusa la prima lettura in entrambe le
Camere, dove la legge è stata approvata con una maggioranza qualificata di due
terzi.
La seconda lettura, invece, è avvenuta nel luglio 2019, pochi giorni prima
dello strappo politico della Lega che ha determinato la fine del governo Conte
I. Al Senato, la legge è stata approvata ma senza la maggioranza qualificata e
questo ha aperto alla possibilità di sottoporla a referendum.
La Costituzione, infatti, prevede che una legge costituzionale possa essere
oggetto di referendum confermativo nel caso in cui, in almeno uno dei quattro
passaggi alle Camere, non sia stata approvata da una maggioranza di due terzi
dei parlamentari.
Il governo Conte II, formato da una maggioranza composta da Movimento 5 stelle,
Partito democratico e Leu, è nato nel settembre 2019, ma i grillini hanno
vincolato il loro sostegno al premier alla garanzia che i nuovi alleati
votassero il sì definitivo al taglio.
Nella prima lettura, infatti, Pd e Leu erano all’opposizione e avevano votato
contro. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha garantito l’appoggio al
taglio dei parlamentari, ma lo ha vincolato all’approvazione in tempi veloci di
una nuova legge elettorale e della modifica dei regolamenti di Camera e Senato.
Nell’ottobre 2019, quindi, la Camera ha approvato definitivamente la legge
costituzionale con il sì quasi unanime e solo 14 voti contrari. Immediatamente,
però, è partita la raccolta delle firme necessarie per proporre il referendum.
I promotori dell’iniziativa sono stati i senatori Tommaso Nannicini del Pd,
Andrea Cangini e Nazario Pagano di Forza italia e il 10 gennaio 2020 hanno
depositato in Cassazione le 71 firme di parlamentari necessarie per attivare
l’iter referendario.
Tra i firmatari, figurano esponenti della maggior parte delle forze politiche
presenti in Parlamento. L’unico a non aver contribuito con nemmeno una firma è
il gruppo di Fratelli d’Italia.
Inizialmente, il referendum era stato fissato per il 29 marzo, ma l’emergenza
Covid ha fatto slittare la data al 20 e 21 settembre. Per quanto riguarda le
intenzioni di voto, il sondaggio più recente è stato elaborato a fine giugno da
Ipsos per il Corriere della Sera. Secondo l’indagine, il sì è in vantaggio
netto con il 46 per cento; il no è fermo al 10 per cento. Il fronte degli
indecisi è molto ampio con il 24 per cento, mentre il 20 per cento è orientato
per votare scheda bianca o non votare. È significativo, però, che solo il 28
per cento degli intervistati dice di essere a conoscenza che si terrà il
referendum.
In alcune città e regioni si tratterà di un “election day”, perché gli elettori
voteranno anche per il rinnovo dei consigli regionali di Veneto, Liguria,
Marche, Puglia, Toscana e Campania e di molti consigli comunali, compresi
alcuni capoluoghi di regione: Venezia, Trento e Aosta.
<https://mcusercontent.com/dc6df7df0e866f3485077ffd9/_compresseds/985645f2-6773-4daa-a1c8-7a5e9f56694e.jpg>
Foto LaPresse
Quanto si risparmia?
Secondo il
<https://editorialedomani.us10.list-manage.com/track/click?u=dc6df7df0e866f3485077ffd9&id=befc13a840&e=9209b7d2d5>
bilancio della Camera del triennio 2018-2020, indennità e rimborsi per 630
deputati costano ogni anno 144,9 milioni di euro. Dunque ogni anno lo stato
spende 230 mila euro per ogni deputato. Riducendo di 230 eletti, il risparmio
potenziale è di 52,9 milioni di euro l’anno, a fronte di una attuale spesa
complessiva per il funzionamento della Camera dei deputati di 943 milioni di
euro circa.
<https://editorialedomani.us10.list-manage.com/track/click?u=dc6df7df0e866f3485077ffd9&id=f230025fce&e=9209b7d2d5>
Al Senato, invece, il costo è di 249 mila euro l’anno per ogni senatore,
dunque il risparmio con il taglio di 115 membri di Palazzo Madama è di circa
28,7 milioni di euro l’anno. Annualmente, il bilancio complessivo di Palazzo
Madama ammonta a circa 540 milioni di euro.
Sempre stando ai bilanci, che comprendono tutte le voci di spesa per il
funzionamento delle due camere, il taglio degli eletti permette di risparmiare
il 5,5 per cento delle spese totali di Montecitorio e del 5,4 per cento di
quelle di Palazzo Madama.
In totale, il risparmio effettivo annuo che si otterrà con la riduzione del
numero dei parlamentari ammonta a circa 80 milioni di euro.
Come si modifica la rappresentanza?
Oggi il rapporto tra eletti nei due rami del Parlamento e cittadini – sono
circa 60 milioni, secondo
<https://editorialedomani.us10.list-manage.com/track/click?u=dc6df7df0e866f3485077ffd9&id=6eb94f4c1d&e=9209b7d2d5>
i dati del ministero dell’Interno – è in media di uno ogni 63 mila persone.
Riducendo a 600 i parlamentari, il rapporto diminuisce a uno ogni 101 mila. In
questo modo, secondo un
<https://editorialedomani.us10.list-manage.com/track/click?u=dc6df7df0e866f3485077ffd9&id=3dbe7b2061&e=9209b7d2d5>
dossier della Camera, il numero di deputati ogni 100 mila abitanti scende a
0,7: il numero più basso in Europa.
Cambierà anche la ripartizione sul territorio del numero di eletti. Rispetto a
oggi, i parlamentari espressi da ciascuna regione si ridurranno in media di
oltre di un terzo. Eccezioni fanno i casi di Basilicata e Umbria, dove i
senatori vengono più che dimezzati e gli eletti nelle due regioni passano da 7
a 3.
L’elemento determinante per valutare l’impatto del taglio, però, sarà la nuova
legge elettorale, che – secondo la bozza ancora ferma in commissione Affari
costituzionali della Camera – dovrebbe eliminare tutti i collegi uninominali e
suddividere tutto il territorio nazionale in collegi plurinominali, di
dimensioni maggiori rispetto a quelli previsti ora.
Come si dividono i partiti
Considerando il quasi plebiscito dell’ultima lettura alla Camera, tutto l’arco
parlamentare dovrebbe sostenere il sì. Invece, il progressivo complicarsi dei
rapporti interni all’attuale maggioranza di governo sta modificando gli
equilibri.
Il primo sostenitore del sì è il Movimento 5 stelle, che ha legato a questa
legge la sorte di entrambi i governi di cui ha fatto parte. Le sue ragioni a
sostengo della proposta di taglio sono due: riduzione dei costi delle camere e
snellimento delle procedure legislative. “Oltre al risparmio, c'è anche una
semplificazione delle leggi, perché con meno parlamentari avremo testi con meno
emendamenti fatti solo per fare”, ha spiegato l’ex capo politico dei 5 Stelle,
Luigi Di Maio.
Hanno annunciato il sì al referendum anche Lega e Fratelli d’Italia. Secondo
Matteo Salvini, se la legge venisse approvata ma fossero gli attuali
parlamentari in sovrannumero a eleggere il presidente della Repubblica,
“sarebbe una lesione della democrazia”. Ecco perché, proprio per destabilizzare
il governo e poter chiedere nuove elezioni, nove delle firme necessarie per
presentare il referendum sono state di senatori della Lega.
Forza Italia, invece, è divisa al suo interno: 42 firme per il referendum
appartengono al partito di Silvio Berlusconi e due dei promotori sono senatori
di FI. La corrente che fa capo a Mara Carfagna, tuttavia, si è schierata sul
fronte opposto. La stessa Carfagna ha definito questo “un referendum
salva-poltrone”, e ricordato come “già nel 2005, il taglio dei parlamentari era
il perno dell'aggiornamento costituzionale da noi promosso”.
Per il no sono Sinistra italiana, + Europa, il Partito socialista e Azione.
Sulla linea del no dovrebbe convergere anche Italia viva, che al momento del
voto dell’ottobre 2019 si è espressa per il sì alla legge, ma solo “per lealtà
a questa maggioranza”, come ha detto il deputato Roberto Giachetti, tra i primi
a firmare per il referendum e che ha definito la legge “un tributo alla
fabbrica dell’antipolitica”.
Più complessa è la posizione del Partito democratico. Pur manifestando riserve,
aveva votato sì al taglio ma aveva chiesto garanzie per l’approvazione della
nuova legge elettorale. Proprio questo passaggio, tuttavia, è rimasto
inchiodato in commissione a causa delle manovre di Italia viva.
Nonostante i
<https://editorialedomani.us10.list-manage.com/track/click?u=dc6df7df0e866f3485077ffd9&id=e7e17c959f&e=9209b7d2d5>
tentativi di Nicola Zingaretti, difficilmente il testo del Brescellum potrà
venire approvato almeno alla Camera prima del referendum. “Aver impedito
l’intesa è un fatto molto grave che indebolisce le ragioni del taglio dei
parlamentari”, ha detto l’eurodeputato del Pd, Goffredo Bettini, considerato
l’ideologo del segretario, “Senza legge elettorale, il sì al referendum è
pericoloso”.
La voglia di orientarsi verso no sta aumentando anche tra parlamentari dem –
soprattutto quelli provenienti dalle regioni più penalizzate – che hanno già
organizzato
<https://editorialedomani.us10.list-manage.com/track/click?u=dc6df7df0e866f3485077ffd9&id=0c71fa0d4c&e=9209b7d2d5>
un comitato. La linea che ormai si è fatta strada nel Pd è quella di un
disimpegno del partito sul tema referendario: “Zingaretti lascerà libertà di
coscienza”, dice un deputato della corrente del segretario, “del resto, il
nostro sì in Parlamento dopo tre voti contrari era arrivato solo per salvare il
governo Conte II”. Con il rischio che questa divisione nella maggioranza
provochi conseguenze per la tenuta proprio di quello stesso governo che il sì
del Pd era servito a far nascere.
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