Quoting Mario <alexmario@xxxxxxx>: > mi spiace ma non è un dogma è un fatto provato, tanto che Stallman lo > spiega pure in tanti articoli in maniera spaventosamente chiara. > Lo spiega indubbiamente, ma in modo "chiaramente dogmatico". Ho letto molto di RMS (fino alla nausea e oltre) e sono in grado di intendere e di volere: però, mannaggia alla mia testa che vuole sempre usare i suoi neuroni interni e non quelli a prestito, non sono affatto convinto del suo ragionamento. Quoting Lele Gaifax <lele@xxxxxxxxxxxxxxxxxxx>: > Altre licenze, meno restrittive, sono solo apparentemente equivalenti > nel garantirla, ma è dimostrabilissimo che così non è, e che per poter > garantire delle cose a tutti bisogna necessariamente passare per dei > paletti: il classico "la tua libertà finisce dove inizia la mia". > Su questo concordo pienamente, ma appena scendi nel concreto non ti seguo più. Provo a fare un esempio reale, così forse riesco a spiegare ad entrambi cosa intendo. Io faccio il programmatore, un mio cliente mi chiede di realizzare per lui un qualche tipo di software: io metto il lavoro, lui i soldi. Dal mio personalissimo punto di vista, è etico che io gli dia tutto il lavoro: oltre al risultato finale, anche i sorgenti e la documentazione per farli funzionare... questo perché per me il cliente ha il diritto di poter scegliere se continuare a lavorare con me o se in futuro vuole andare avanti con qualcun altro. [ Ribadisco che questo vale _per_me_, non in assoluto; sono in molti a ritenere che questo non sia affatto un diritto dovuto, e che se il cliente vuole avere questa libertà aggiuntiva, è giusto che paghi dell'altro - io non ho certo la pretesa di ritenere _immorale_ questa posizione. ] Siccome è lui che paga, ha diritto di scegliere cosa fare del software - tenerselo, renderlo pubblico, buttarlo via... può farci quello che gli pare. Siamo d'accordo tutti che se il software ha un interesse (anche solo potenziale) per la comunità, _sarebbe_ una cosa buona e giusta condividerlo: non solo, io sono sensibilissimo al tema e non mancherò certamente di far conoscere questa possibilità al cliente, spiegandogli i possibili vantaggi. Però, siccome la comunità non ci ha finora messo un bel niente, non può accampare _diritti_ di nessun tipo. Il cliente che decide di rendere GPL un software che ha pagato di tasca propria è un benefattore, ma quello che decide di tenerselo non compie certo un'azione immorale. Il ragionamento di Stallman è che siccome il mio cliente non ha niente da perdere e la comunità certamente guadagna dalla condivisione, allora se non lo regala sta di fatto derubando la comunità di qualcosa. Questo è un discorso condivisibile, ma solo quando è vera la premessa. Infatti, non è affatto ovvio che a condividere delle idee non ci si possa perdere: è solo ed esclusivamente il cliente ad avere il diritto di valutare per conto proprio se il mettere uno suo strumento di lavoro sotto GPL possa o meno danneggiarlo. Esistono casi concreti in cui questo potrebbe essere vero: per esempio, il rendere pubblico uno strumento che migliora il lavoro nel suo settore lo danneggia senz'altro nei confronti dei suoi concorrenti, che ottengono lo stesso strumento ma, contrariamente a lui, non lo hanno pagato. Questa valutazione occorre farla caso per caso: nel mondo reale non esistono solo il bianco e il nero. Ant9000 ---------------------------------------------------------------- Net Wise webmail system - http://www.netwise.it This message was sent using IMP, the Internet Messaging Program. -- Per iscriversi (o disiscriversi), basta spedire un messaggio con OGGETTO "subscribe" (o "unsubscribe") a mailto:linuxtrent-request@xxxxxxxxxxxxx