[Linuxtrent] Re: Che tristezza

  • From: "Roberto A. Foglietta" <roberto.foglietta@xxxxxx>
  • To: linuxtrent@xxxxxxxxxxxxx
  • Date: Tue, 15 Feb 2005 10:42:43 +0100

Flavio Visentin wrote:

| Sbagli esempio. L'applicazione BitTorrent non è e non può essere
| illegale in quanto tale, così come Mozilla o Apache, o qualsiasi
| applicazione P2P. Se metto sul mio sito dei file che non posso
| distribuire vengono a prendere me, non gli sviluppatori di Apache.
Allora perché sono andati a prendere chi sul sito non ospitava il
materiale illegale?
Se la tua teoria fosse vera non avrebbero dovuto fare niente, ma
avrebbero dovuto prendersela con chi, tramite i .torrent, scaricava i
files. Invece così non è stato.


Il punto è che di quei file .torrent puoi farne un uso solo illegale perchè se è vero che puoi scaricare e puoi accorgerti che si tratta di materiale illecito e quindi cancellarlo è anche vero che se sai a cosa puntano quei .torrent non li scarichi e se li scarichi sei in torto.


Già perchè per quanto tu ne possa dire sei tu (se scarichi) ad aver commesso un'azione (scaricare e salvare) e quindi poi sei tu che devi dimostrare che non li hai ascoltati. Ben sapendo che è impossibile dimostrare di aver o di non aver ascoltato un mp3 la presunzione di innocenza in questo caso non vale. Avendo scaricato e salvato vale, invece, il legittimo sospetto.

Il coltello alla Rambo invece non ha solo usi illeggittimi, può essere esposto (che è l'analogo di essere ascoltato), può essere collezionato e il principio di presunzione d'innocenza vale perchè se lo pianti nella schiena a qualcuno è definitivamente un fatto provabile. Non si puniscono invece le intenzioni, cioè se guardi il coltello e fantastichi di piantarlo nella schiena a qualcuno NON sei punito. Nel mondo reale c'è una concreta differenza fra FATTO e INTENZIONE mentre nel mondo virtuale questa differenza è molto sottile (la pressione di un tasto) e a volte nulla. Di questo il legislatore ne dovrebbe tenere conto.

In via di principio potrebbe non essere sbagliato punire con l'ergastolo la violazione di copyright ma il buon senso induce a pensare che essendo un atto di gran lunga meno lesivo dei diritti altrui della violenza fisica debba necessariamente essere punito con meno. Se anche fosse paragonabile al furto con scasso (cracking programma + uso) in ogni caso il legislatore e il giudice deve tenere conto che:

 a) un comportamento diffuso e ritenuto moralmente accettabile non
    può legislato ed essere ritenuto illegale e punito severamente.

 b) un comportamento diffuso e ritenuto moralmente accettabile sebbene
    regolamentato come illecito deve essere sanzionato con moderazione

Questi sono due vincoli, il primo al legislatore e il secondo al giudice che sono alla base della democrazia. Altrimenti sarebbe molto facile per una maggioranza mettere fuori legge gli oppositori e punirli duramente per fatti "trascurabili" o da sempre "trascurati"

La legge non ammette ignoranza. Però quando si parla di computer ed internet questo principio non può essere immediatamente richiamato. L'esistenza stessa di SO e programmi che nascondono la reale complessità sottostante permette l'uso di questi strumenti a persone non specializzate e potenzialmente ignoranti. Un giudice o un legislatore non possono non tener conto del fatto che per poter punire un cittadino per un illecito il cittadino deve essere in grado di percepire e distinguere l'illecito.

Un cieco che vivesse da solo sul quale computer fossero trovate delle foto pedopornografiche potrebbe essere condannato? Era in grado di capire di quale materiale si trattasse o semplicemente era interessato al testo, magari normalissimo, associato ad esse nella stessa pagina?

Insomma c'è un problema di fondo quando un illecito o un reato avviene è di capire se colui che ha agito era in grado di intendere e volere. Nel caso di alta tecnologia se era in grado di capire le implicazioni delle sue azioni.

Per questo la SIAE e le major si preoccupano di fare comapgne stampa di sensibilizzazione. Per poter potare in tribunale il comune cittadino potendo dire: "egli non poteva essere all'oscuro del concetto di copyright perchè è stato ampiamente divulgato attraverso i mass-media".

Il punto è che invece di combattere queste battaglie in una posizione troppo vicina a quelle di coloro che violano il (C) varrebbe la pena di chiedere alle autorità garanti che gli spot, le pagine di chiusura siti, ed in genere l'educazione delle masse, IN QUANTO EDUCAZIONE, sia strettamente vigilata in maniera che non sia faziosa e di parte.

Sostendo le campagne di educazione invece che la libertà di pubblicare file di tipo .torrent che puntino a materiale coperto di copyright si otterrebbero più consensi e più risultati. Senza la copia illecita una sempre maggiore fetta della popolazione troverà interessante il concetto di software libero e di creative common per la cultura.

La battaglia delle major per il rafforzamento del copyright non va ostacolata ma deve essere chiesto che il loro potere di fare informazione sia strettamente vigilato e che ogni abuso per campagne disinformative, faziose, terroriste sia fortemente punito con pesanti multe che vadano a fare informazione pluralista. Proprio perchè l'educazione e la sua diffusione sono alla base della corretta e proporzionale applicabilità del diritto.


Ciao, -- Roberto A. Foglietta Analista Programmatore GNU/Linux SAD Trasporto Locale S.p.a. Corso Italia 13/N 39100 BOLZANO (I)

Tel.    +39/0471-450.261
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