[haiku-i18n-it] Linee guida per le traduzioni (Bozza 1)

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  • Date: Sun, 8 Nov 2009 13:21:12 +0100

Introduzione

Lo scopo di questo documento è quello di delineare un insieme di linee
guida alle quali cercare di attenersi quando si traduce.
È da tenere ben presente che queste regole non sono una verità
rivelata, ma sono il frutto dell'esperienza di questo e di altri
gruppi di traduzione e di discussioni avvenute negli anni.

Regole grafiche

- Uso della spaziatura

In un testo italiano vanno usati solo spazi singoli tra una parola e
l'altra, anche dopo il punto al termine di un periodo, a differenza
dell'uso inglese che consente anche di mettere due spazi. L'apostrofo
non prevede che siano posti spazi né a precederlo né a seguirlo, a
meno che si tratti di un troncamento, quale «va'», «po'», ecc.

- Segni di interpunzione

Tutti i segni di interpunzione (virgola, punto, punto e virgola, punto
esclamativo, ecc.) seguono direttamente la parola che li precede,
senza spazi, e vanno separati dalla parola successiva con uno spazio.
Non fanno eccezione i punti alla fine di un periodo.

es. "L'italiano, il francese e lo spagnolo sono lingue neo-latine."

- La congiunzione "e"

La congiunzione "e" non va preceduta dalla virgola, a meno che questa
sia una virgola che chiude un inciso.

- Parentesi

Le parentesi di apertura hanno uno spazio che le precede mentre la
parola successiva è attaccata ad esse. Il contrario è normalmente vero
per le parentesi di chiusura, mentre non va messo alcuno spazio tra
queste ed eventuali segni di punteggiatura.

es. "Esempio (dell'uso) di parentesi."

In particolare, la punteggiatura del testo circostante non va inserita
all'interno delle parentesi ma va posta dopo la parentesi di chiusura.

es. "Altro esempio (dell'uso di parentesi)."

- Maiuscole

Mentre in inglese è convenzione porre tutte le lettere iniziali delle
parole componenti un titolo in maiuscolo, in italiano ciò è
considerato errore, in quanto solo la prima parola usa l'iniziale
maiuscola. Fanno eccezione i nomi dei programmi; se un nome di
programma compare all'inizio della frase, la sua prima lettera non va
forzata maiuscola, ma va scritto riportando esattamente la corretta
grafia.

Se tale grafia non possiede l'iniziale maiuscola è consigliabile
tentare di modificare la frase affinché il nome non cada più
all'inizio.

es. "Mozilla", "apt", "GNOME", "giFT", "Konqueror", "GStreamer".

- Accenti

È da considerarsi errore l'uso di una vocale seguita da un apostrofo
«'» o da un apice inverso «`» per simboleggiare una vocale accentata.
Se la codifica lo consente, vanno sempre impiegati i simboli appositi,
sia per le minuscole che per le maiuscole.

Le vocali "a", "i" e "u" possiedono solo una possibile pronuncia e
quindi vanno sempre poste con l'accento grave ("à", "ì", "ù").

La vocale "o", invece, può essere sia aperta che chiusa ma, poiché non
esistono parole tronche che terminano per "o" chiusa, l'accento alla
fine della parola è sempre grave ("ò").

In generale, è convenzione comune anche in editoria utilizzare
esclusivamente l'accento grave sulle vocali "a", "i", "o" e "u".

Per la vocale "e" la situazione è più complicata: normalmente va usato
l'accento grave ("è") ma in alcuni casi va usato quello acuto ("é"):
"perché", "affinché", "poiché" (in generale tutti i vocaboli che
terminano in "ché"), "né", "sé".

- Virgolette

In italiano non sono da usare gli apici singoli «'». Al loro posto
vanno usate le virgolette doppie, sia alte (" ") che basse (« »).

La scelta tra i due tipi di virgolette rimane una scelta del
traduttore nella maggiornaza dei casi, anche se è auspicabile
mantenere una certa coerenza tra traduzioni appartenenti allo stesso
ambiente, percui preferiremo quelle alte (" ").

Nei casi in cui l'uso delle virgolette alte sia sconveniente, ad
esempio se un apostrofo finisse vicino a una virgoletta, è
consigliabile usare quelle basse per evitare confusione.

- Caratteri speciali

Solitamente, nelle traduzioni italiane, la codifica usata è un
superinsieme della codifica ASCII, pertanto diviene possibile usare
alcuni caratteri speciali, dove appropriato.

Per questo motivo è solitamente considerato errore simulare vocali
accentate con apostrofi «'» o apici inversi «`». Inoltre, è caldamente
raccomandabile la sostituzione delle stringhe "(c)" con il carattere
"©" (e, analogamente, "®"), oppure l'uso del simbolo di
moltiplicazione "×" dove fosse usata la lettera "x" in sua vece.

- Uso della "h"

Fatta eccezione per i casi in cui compaiono "gh" o "ch" e per il verbo
avere, in italiano la lettera "h" compare solo a fine parola o tra due
vocali. Questo è particolarmente vero per le esclamazioni come "ehi"
(non "hei"), "ahi", "oh", "ah", "beh" (non "bhe").

- Monosillabi accentati

I monosillabi che in italiano esistono sia in forma semplice che in
forma accentata sono pochi e ben definiti: "dà", "sé", "tè", "lì",
"là", "sì", "né".

- Troncamenti ed elisioni

Quando si ha elisione è necessario porre l'apostrofo dopo la parola:
ne sono un esempio i monosillabi «po'», «va'», «fa'» e «di'».

Nei casi in cui si ha, invece, un troncamento l'apostrofo non va
messo: un esempio corretto di tale pratica è l'uso di «qual è» invece
dell'errato «qual'è».

- Forme eufoniche

Le forme eufoniche (ed, ad, od) vanno usate solo se la vocale che
segue è la stessa (es. "Io ed Elisabetta").

Se la vocale che segue è diversa, la presenza della "d" non è
considerata errata ma non è neppure esempio del migliore stile (es.
"Io e Alberto" invece che "Io ed Alberto").


- Data e ora

Il formato italiano numerico per la data è "GG/MM/AAAA" (es.
"25/05/2004"), ma andrebbe preferito, se possibile, il formato esteso
"ggg GG mese AAAA" (es. "mer 25 maggio 2004").

Per quanto concerne il formato orario è da usare il formato
HH.MM.SS,DD in cui il punto è usato come separatore per la parte
sessagesimale e la virgola separa la parte decimale dei secondi
(decimi, centesimi e così via).

Questi formati vanno usati quando viene richiesta la rappresentazione
localizzata della data, mentre se nel testo originale la data compare
già nel formato internazionale, va lasciata la notazione ISO.



Forma

- Termini stranieri

I termini stranieri vanno sempre lasciati nella loro forma pura, priva
di flessione. Non debbono venire coniugati neppure al plurale,
restando sempre nella loro forma singolare: questo è per evitare
problemi con vocaboli dotati di plurale irregolare ("mouse" - "mice")
o con lingue poco conosciute ("kamikaze", "pasdaran", ecc.).

Lo stesso trattamento va riservato per le forme terminanti in -ing, in
cui va lasciato solo l'infinito del verbo.

es. "Eseguire il link" invece che "Eseguire il linking".

Per quanto riguarda il genere, il termine assume quello che avrebbe se
tradotto in italiano oppure quello che suona meglio dandogli un
significato italiano. In caso di dubbio è consigliabile rifarsi
all'uso comune (sempre che ne esista uno).

es. "Ho comprato due mouse", "Mandami i tuoi file".


- Italianizzazione

Termini stranieri "italianizzati" ("settare", "rebootare", "pingare")
sono da evitare usando i termini corretti ("impostare", "riavviare") o
aggirandoli con parafrasi ("effettuare il ping").


- Rivolgersi all'utente

Mentre i testi inglesi usano solitamente rivolgersi direttamente al
lettore, in italiano è una cosa da evitare in ogni modo, essendo
preferibile usare forme impersonali per esprimere gli stessi concetti.
Detto ciò, è anche necessario limitare l'uso del "si" impersonale, il
quale tende a rendere le frasi pesanti e poco scorrevoli,
privilegiando l'uso dell'infinito.

Si tenga, inoltre, presente che in inglese i programmi tendono a
essere più educati dell'uso comune italiano, anteponendo molti
"please" alle azioni che l'utente deve compiere. In italiano, invece,
i programmi sono molto più freddi e si limitano a dire all'utente cosa
deve fare.

"Select another option"
    "Si selezioni un'altra opzione"
    "Selezionare un'altra opzione"

"Please choose [...]"
    "Scegliere [...]"


- Forma impersonale

Mentre in inglese il programma si riferisce a sé stesso in prima
persona, in italiano ciò è da evitare, usando costrutti impersonali o
forme passive.

"I'm going to ask you some questions"
    "Verranno poste alcune domande"


- Verbi al gerundio

Spesso nei testi da tradurre compaiono verbi posti al gerundio (es.
"Installing GNOME") che, se tradotti con un gerundio italiano
darebbero un'idea diversa dall'originale.

In questi casi è raccomandabile tradurli sostantivizzando l'azione:
"Installazione di GNOME" oppure "Installazione di GNOME in corso" se
si volesse porre maggior accento sul contemporaneo svolgimento
dell'operazione, anche se ciò appesantisce la frase.

Altre volte è meglio usare il verbo all'infinito per evitare di dover
creare nuovi sostantivi o di dover usare forme sostantivizzate poco
scorrevoli: usando frasi come "Errore nell'installare GNOME" si
riesce, inoltre, a mantenere una certa relazione tra la forma
originale e quella tradotta, riducendo la probabilità di dover
rigirare la frase.


- Esclamative e interrogative

Domande retoriche, frasi esclamative o interrogative e forme
colloquiali sono da evitare, cercando di usare al loro posto una forma
affermativa impersonale, che conferisce al programma un tono più
professionale o, perlomeno, distaccato.


- Periodi brevi

Mentre in inglese è diffuso l'uso di brevi periodi in successione
legati tra loro, in italiano è considerato un esempio di cattivo
stile. Pertanto è consigliabile cercare di fondere questi periodi in
periodi più lunghi, articolati in frasi principali e subordinate.


- Incisi

Nei testi anglofoni è consuetudine inserire incisi introdotti da un
trattino ("-") o da due trattini ("--"): in italiano sono da evitare,
sopperendo con l'uso delle virgole o dei due punti.


- Disgiunzioni non esclusive

In inglese è frequente incontrare la forma "and/or" per indicare la
possibilità che due eventi possano o verificarsi entrambi oppure che
se ne verifichi almeno uno dei due, in quanto la disgiunzione "or" ha
un significato di mutua esclusione (EXOR).

L'italiano, invece, deriva le proprie congiunzioni e disgiunzioni dal
latino, in cui erano presenti:

et, atque
    congiunzione (AND logico)

vel
    disgiunzione (OR logico)

aut ... aut ...
    esclusione (EXOR logico)

Pertanto in italiano la forma "e/o" è da evitare, usando al suo posto
una semplice "o", mentre per esprimere la mutua esclusione è possibile
impiegare la forma "o ... o ...".

"you can do this and that"
    "è possibile fare questo e quello"

"you can do this or that"
    "è possibile fare o questo o quello"

"you can do this and/or that"
    "è possibile fare questo o quello"


- Traduzione letterale

Compito del traduttore è di cercare di rimanere il più possibile
fedele all'originale: questo non significa necessariamente tradurre
letteralmente, bensì cercare di rendere perfettamente quanto esposto
del documento originale. Più la traduzione è vicina all'originale,
tanto questa è migliore, ma tale vicinanza non deve verificarsi a
scapito della forma o della correttezza: a causa del diverso modo di
costruire le frasi nelle varie lingue, spesso è da considerare
migliore una traduzione che si distacca dall'originale ma è più
scorrevole o più elegante.


- Tradurre, non spiegare

Questa è una massima valida per tutte le traduzioni tecniche. Una
traduzione deve cercare di rendere esattamente ciò che è espresso
dall'originale, senza sforzarsi di renderlo più chiaro o meno ambiguo,
a meno di errori nell'originale che vanno corretti e segnalati agli
autori.

Ciò non vuol dire che le traduzioni debbano essere necessariamente
letterali (anche se questo può essere comunque considerato un pregio):
semplicemente non è compito del traduttore fare precisazioni su un
testo ambiguo.

Talvolta ciò può accadere in modo inevitabile per diversità della
lingua: ad esempio il termine "free software" in italiano diviene
"software libero". Con una tale traduzione, tuttavia, diviene
pressoché impossibile tradurre anche la precisazione che spesso viene
fatta tra gli anglofoni: "free as in speech, not as free beer".

È per evitare casi come questi che il lavoro del traduttore non
comprende la chiarificazione di un testo poco chiaro nella sua forma
originale: in tali casi il comportamento migliore sarebbe quello di
contattare l'autore originale e far presente che il testo contiene
delle parti dubbie, sollecitandolo a chiarirle.



Traduzione di termini tecnici

- Tradurre, non spiegare

Anche per i singoli termini vale questa regola: bisogna guardarsi dal
precisare più di quanto il termine stesso dica, onde evitare
spiacevoli malintesi. Anche per questo una traduzione deve essere
succinta, onde evitare di implicare più di quanto non sia necessario.


- Non sorprendere gli utenti esperti

Quando si trova davanti alla traduzione di un termine, un utente
esperto deve trovarla naturale e deve poter risalire subito al termine
originale.

I tecnici generalmente conoscono il termine originale, pertanto la
traduzione non deve essere fuorviante o più difficile da leggere di
quest'ultimo, altrimenti è meglio lasciare il termine invariato.

È da evitare soprattutto l'introduzione di termini arbitrari, in
quanto questi rischiano di essere diversi da un testo all'altro,
confondendo il lettore.


- Corrispondenza 1:1

Una traduzione tecnica deve essere l'unica traduzione possibile di un
termine, in quanto il suo significato è talmente preciso e ben
delimitato che chi la legge si aspetta di trovarla sempre uguale, come
sempre uguale è il concetto che essa esprime.

Oltre ad essere l'unica traduzione possibile di un termine, la buona
traduzione traduce solo quel termine e non può essere confusa con
null'altro, in modo che il termine originale e quello tradotto siano
perfettamente equivalenti.


- Autosufficienza

Una buona traduzione non deve richiedere spiegazioni poste tra
parentesi o di giri di parole per poter essere utilizzata; deve, anzi,
fare in modo che non sia affatto necessario rigirare la frase
originale.


- Riconoscibilità

Una buona traduzione deve essere riconoscibile da un tecnico in quanto
la parola tradotta (in ordine di importanza):
         1. è comunemente usata dai tecnici del settore;
         2. traduce l'originale in maniera semanticamente fedele;
         3. traduce l'originale in maniera letteralmente fedele;
         4. assomiglia all'originale.


- Eleganza

Per essere una buona traduzione, la traduzione deve essere elegante in
italiano: molte traduzioni per altri motivi molto valide sono
pressoché inutilizzabili a causa della loro bruttezza e goffaggine.


- Coerenza

Effettuando una traduzione bisogna sforzarsi di restare omogenei con
le traduzioni già fatte, in quanto traduzioni non coerenti tra loro
diventano facilmente fonte di confusione per l'utente.

Oltre alla lettura delle traduzioni di programmi e documenti relativi
all'oggetto della traduzione è possibile consultare guide apposite
come il glossario dei traduttori di programmi liberi o, se si stessero
traducendo elementi di una interfaccia grafica, le linee guida di Luca
Ferretti.


Ringraziamenti

Tratto con poche modifiche da regole per la buona traduzione di Emanuele Aina



GLOSSARIO
http://a2.pluto.it/glossario_stilistico_di_171_appunti_di_informatica_libera_18.htm



GLOSSARIO DEI TRADUTTORI DI PROGRAMMI LIBERI
http://tp.linux.it/glossario.html

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