S. Stefano Quisquina. Ars, ordine del giorno per “no” a raddoppio dell’acqua alla Nestlé L’intero gruppo parlamentare del Pd chiede al presidente della Regione Raffaele Lombardo di dire “no” al raddoppio dei metri cubi d’acqua richiesto dalla Nestlé e accordato, nel 2009, dal tribunale superiore delle acque pubbliche di Roma... L’intero gruppo parlamentare del Pd chiede al presidente della Regione Raffaele Lombardo di dire “no” al raddoppio dei metri cubi d’acqua richiesto dalla Nestlé e accordato, nel 2009, dal tribunale superiore delle acque pubbliche di Roma. All’epoca, infatti, il governatore della Sicilia aveva approvato una delibera di giunta regionale per bloccare la richiesta della multinazionale di raddoppiare il volume dell’acqua prelevata. Secondo l’originaria concessione infatti sono 10 i litri al secondo che lo stabilimento può utilizzare. Con questa richiesta, invece, i litri sarebbero in totale 20. Il gruppo ha presentato un ordine del giorno all’assemblea regionale siciliana in cui evidenzia come siano ormai numerosi gli studi che dimostrano il fatto che, ulteriori prelievi dalle falde acquifere della Quisquina, impoveriscono e impoverirebbero un territorio – l’area dei Monti Sicani e la stessa Agrigento – fra i più assetati della Sicilia e dell’Italia. Si legge infatti nel testo che “iI bacino idrico Acquifero della Quisquina negli anni con le sue sorgenti (in parte gestite dall’E.A.S. ed in parte dai consorzi Voltano, Tre Sorgenti, Alessandria-Cianciana), ha contribuito in maniera determinante, con circa 300 litri di acqua al secondo, a dissetare tanti comuni dell’agrigentino e del nisseno” e che “nel tempo esso è stato oggetto di una serie di azioni che hanno interferito con le sorgenti spontanee ed hanno portato ad un progressivo depauperamento delle risorse idriche del bacino”. Quali sono questi interventi? Nel 1961 due pozzi della Montecat ini, tra il 1984 e il 1989 i nove pozzi del Consorzio del Voltano, nel 1987 la galleria per il travaso delle acque dal lago Leone a quello del Fanaco, nel 1989 il prosciugamento della sorgente Capo Favara. Fino ad arrivare al 2000, con l’autorizzazione alla ditta Platani-Rossino che trivella un pozzo per uno stabilimento di acqua minerale che verrà poi ceduto alla Nestlé. Si legge ancora nel testo dell’ordine del giorno che “difendere le risorse idriche è un fatto di civiltà, ci riguarda tutti perché l’acqua è vita ed abbiamo l’obbligo di rispettare e conservare le risorse naturali per noi e per gli altri che verranno dopo di noi”. Pertanto si chiede al presidente della Regione “di mettere in essere tutte le iniziative utili e necessarie per evitare che vengano concesse ulteriori autorizzazioni di emungimento di acqua dall’Acquifero della Quisquina; di farsi carico di un nuovo studio idrogeologico e geochimico della falda idrica dell’acquifero della Quisquina”. Fonte: Magaze.it