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  • From: Emanuele Olivetti <emanuele@xxxxxxxxxxxxxx>
  • To: linuxtrent@xxxxxxxxxxxxx
  • Date: Thu, 19 Feb 2009 10:20:42 +0100

Sulla recente discussione dell'anonimato in rete...

Emanuele

-------- Original Message --------

Un articolo di Marco d'Itri sulla fulilità e pericolosità
dell'"anonimato protetto", con una proposta tecnica.

http://blog.bofh.it/id_232

Lo riporto qui sotto.

Jan

-------- Messaggio Originale  --------
Oggetto: Internet, identità e reputazione
Data: Thu, 19 Feb 2009 04:15:37 +0100
Da: Marco d'Itri Organizzazione: bofh.it network services
Gruppi discussione: it.fan.marco-ditri

Recentemente si è di nuovo discusso del ruolo dell'anonimato in
Internet[0].

Alla luce delle vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni
dipendenti e consulenti di alto livello di Telecom Italia mi sembra
ingenuo pensare che un ISP possa garantire la privacy dei propri
clienti. Misure come quelle recentemente imposte dall'Autorità garante
per la privacy[1] possono rendere più facile identificare il
responsabile di una singola violazione ma sono inutili nel caso di
violazioni sistematiche commesse con il beneplacito della dirigenza.

In generale, poiché è troppo facile da parte di un potente intimidire
un cittadino con azioni giudiziarie, al limite preferisco qualche
diffamatore impossibile da perseguire in più che qualche "soffiata" in
meno. E questa posizione la prendo dopo che da 15 anni in rete mi firmo
con nome e cognome e sono stato insultato e diffamato innumerevoli
volte. Vale la pena di ricordare la storia di Scientology e
anon.penet.fi[2].

A prescindere dalle proprie convinzioni etiche è comunque necessario
riconoscere che il modello di un "anonimato protetto" imposto per legge
(che si suppone preveda di conseguenza l'illegalità dell'anonimato
forte) non potrà mai risolvere il problema di identificare con
sicurezza chi commette crimini in rete. Semplicemente, l'anonimato è e
sarà sempre alla portata di tutti e coloro che hanno intenzione di
commettere un crimine sono i primi ad usarlo. Anche supponendo per
assurdo che domani tutti gli Stati del mondo vietino l'anonimato
(qualsiasi cosa significhi), rimarranno lo stesso mille strade alla
portata di chiunque per rimanere anonimi.

È ovvio che la deresponsabilizzazione causata in alcune persone dalla
certezza che le proprie azioni non avranno conseguenze negative[3] sia
un grande problema, lo sa perfettamente chi abbia partecipato alla
gestione di comunità virtuali aperte alla partecipazione di chiunque
(es: IRC[4], ancora IRC[5], Usenet[6]) o anche solo tratti sul proprio
blog di argomenti un po' controversi.

Quello che serve veramente per risolverlo non è una impossibile
identificazione certa dei partecipanti (che anzi sarebbe potenzialmente
possibile solo nelle situazioni che hanno risvolti giudiziari) ma
piuttosto introdurre un concetto di reputazione associata alla identità
che si usa in rete, indipendentemente dalla persona o dalle persone
fisiche a cui corrisponde.

Questo tra l'altro ha il vantaggio di trasformare un problema legale
irrisolvibile in un problema tecnico a volte complesso da implementare
ma solitamente trattabile, che mi pare un bel vantaggio.


[0]
http://blog.quintarelli.it/blog/2009/02/disegno-di-legge-carlucci-per-la-tutela-della-legalità-nella-rete-internet.html
[1] http://www.interlex.it/675/ricchiu31.htm
[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Penet_remailer
[3] http://penny-arcade.com/comic/2004/3/19/
[4] http://freenode.net/
[5] http://www.azzurra.org/
[6] http://www.news.nic.it/

Permalink: http://blog.bofh.it/id_232
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