[haiku-i18n-it] Linee guida per la traduzione di Haiku versione 1

  • From: Giuseppe Gargaro <giuseppe.gargaro@xxxxxxxxx>
  • To: haiku-i18n-it@xxxxxxxxxxxxx
  • Date: Mon, 9 Nov 2009 21:16:26 +0000

Qui trovate allegato un documento che abbiamo preso da un altro progetto e
ci sembra un buon punto di partenza, questo documento lo aggiorneremo di
volta in volta fino a farlo diventare un'ottima base per chi si avvicina
alla traduzione del sistema, qui trovate allegata la versione 1 piazzatevela
sul desktop e ogni tanto dategli un occhiata.

Quello che intendiamo realizzare è un lavoro ben fatto per cui traduciamo un
poco per volta e se abbiamo dubbi perplessità o vogliamo segnalare soluzioni
valide adottate utilizziamo questa ml.

Un saluto a tutti ,

Giuseppe
Introduzione

Lo scopo di questo documento è quello di delineare un insieme di linee guida 
alle quali cercare di attenersi quando si traduce.

È da tenere ben presente che queste regole non sono una verità rivelata, ma 
sono il frutto dell'esperienza di questo e di altri gruppi di traduzione e di 
discussioni avvenute negli anni.



Regole grafiche

- Uso della spaziatura

In un testo italiano vanno usati solo spazi singoli tra una parola e l'altra, 
anche dopo il punto al termine di un periodo, a differenza dell'uso inglese che 
consente anche di mettere due spazi. L'apostrofo non prevede che siano posti 
spazi né a precederlo né a seguirlo, a meno che si tratti di un troncamento, 
quale «va'», «po'», ecc.


- Segni di interpunzione

Tutti i segni di interpunzione (virgola, punto, punto e virgola, punto 
esclamativo, ecc.) seguono direttamente la parola che li precede, senza spazi, 
e vanno separati dalla parola successiva con uno spazio. Non fanno eccezione i 
punti alla fine di un periodo.

es. "L'italiano, il francese e lo spagnolo sono lingue neo-latine."


- La congiunzione "e"

La congiunzione "e" non va preceduta dalla virgola, a meno che questa sia una 
virgola che chiude un inciso.


- Parentesi

Le parentesi di apertura hanno uno spazio che le precede mentre la parola 
successiva è attaccata ad esse. Il contrario è normalmente vero per le 
parentesi di chiusura, mentre non va messo alcuno spazio tra queste ed 
eventuali segni di punteggiatura.

es. "Esempio (dell'uso) di parentesi."

In particolare, la punteggiatura del testo circostante non va inserita 
all'interno delle parentesi ma va posta dopo la parentesi di chiusura.

es. "Altro esempio (dell'uso di parentesi)."


- Maiuscole

Mentre in inglese è convenzione porre tutte le lettere iniziali delle parole 
componenti un titolo in maiuscolo, in italiano ciò è considerato errore, in 
quanto solo la prima parola usa l'iniziale maiuscola. Fanno eccezione i nomi 
dei programmi; se un nome di programma compare all'inizio della frase, la sua 
prima lettera non va forzata maiuscola, ma va scritto riportando esattamente la 
corretta grafia.

Se tale grafia non possiede l'iniziale maiuscola è consigliabile tentare di 
modificare la frase affinché il nome non cada più all'inizio.

es. "Mozilla", "apt", "GNOME", "giFT", "Konqueror", "GStreamer".


- Accenti

È da considerarsi errore l'uso di una vocale seguita da un apostrofo «'» o da 
un apice inverso «`» per simboleggiare una vocale accentata. Se la codifica lo 
consente, vanno sempre impiegati i simboli appositi, sia per le minuscole che 
per le maiuscole.

Le vocali "a", "i" e "u" possiedono solo una possibile pronuncia e quindi vanno 
sempre poste con l'accento grave ("à", "ì", "ù").

La vocale "o", invece, può essere sia aperta che chiusa ma, poiché non esistono 
parole tronche che terminano per "o" chiusa, l'accento alla fine della parola è 
sempre grave ("ò").

In generale, è convenzione comune anche in editoria utilizzare esclusivamente 
l'accento grave sulle vocali "a", "i", "o" e "u".

Per la vocale "e" la situazione è più complicata: normalmente va usato 
l'accento grave ("è") ma in alcuni casi va usato quello acuto ("é"): "perché", 
"affinché", "poiché" (in generale tutti i vocaboli che terminano in "ché"), 
"né", "sé".


- Virgolette

In italiano non sono da usare gli apici singoli «'». Al loro posto vanno usate 
le virgolette doppie, sia alte (" ") che basse (« »).

La scelta tra i due tipi di virgolette rimane una scelta del traduttore nella 
maggiornaza dei casi, anche se è auspicabile mantenere una certa coerenza tra 
traduzioni appartenenti allo stesso ambiente, percui preferiremo quelle alte (" 
").

Nei casi in cui l'uso delle virgolette alte sia sconveniente, ad esempio se un 
apostrofo finisse vicino a una virgoletta, è consigliabile usare quelle basse 
per evitare confusione.


- Caratteri speciali

Solitamente, nelle traduzioni italiane, la codifica usata è un superinsieme 
della codifica ASCII, pertanto diviene possibile usare alcuni caratteri 
speciali, dove appropriato.

Per questo motivo è solitamente considerato errore simulare vocali accentate 
con apostrofi «'» o apici inversi «`». Inoltre, è caldamente raccomandabile la 
sostituzione delle stringhe "(c)" con il carattere "©" (e, analogamente, "®"), 
oppure l'uso del simbolo di moltiplicazione "×" dove fosse usata la lettera "x" 
in sua vece.


- Uso della "h"

Fatta eccezione per i casi in cui compaiono "gh" o "ch" e per il verbo avere, 
in italiano la lettera "h" compare solo a fine parola o tra due vocali. Questo 
è particolarmente vero per le esclamazioni come "ehi" (non "hei"), "ahi", "oh", 
"ah", "beh" (non "bhe").


- Monosillabi accentati

I monosillabi che in italiano esistono sia in forma semplice che in forma 
accentata sono pochi e ben definiti: "dà", "sé", "tè", "lì", "là", "sì", "né".


- Troncamenti ed elisioni

Quando si ha elisione è necessario porre l'apostrofo dopo la parola: ne sono un 
esempio i monosillabi «po'», «va'», «fa'» e «di'».

Nei casi in cui si ha, invece, un troncamento l'apostrofo non va messo: un 
esempio corretto di tale pratica è l'uso di «qual è» invece dell'errato 
«qual'è».


- Forme eufoniche

Le forme eufoniche (ed, ad, od) vanno usate solo se la vocale che segue è la 
stessa (es. "Io ed Elisabetta").

Se la vocale che segue è diversa, la presenza della "d" non è considerata 
errata ma non è neppure esempio del migliore stile (es. "Io e Alberto" invece 
che "Io ed Alberto"). 


- Data e ora

Il formato italiano numerico per la data è "GG/MM/AAAA" (es. "25/05/2004"), ma 
andrebbe preferito, se possibile, il formato esteso "ggg GG mese AAAA" (es. 
"mer 25 maggio 2004").

Per quanto concerne il formato orario è da usare il formato HH.MM.SS,DD in cui 
il punto è usato come separatore per la parte sessagesimale e la virgola separa 
la parte decimale dei secondi (decimi, centesimi e così via).

Questi formati vanno usati quando viene richiesta la rappresentazione 
localizzata della data, mentre se nel testo originale la data compare già nel 
formato internazionale, va lasciata la notazione ISO.



Forma

- Termini stranieri

I termini stranieri vanno sempre lasciati nella loro forma pura, priva di 
flessione. Non debbono venire coniugati neppure al plurale, restando sempre 
nella loro forma singolare: questo è per evitare problemi con vocaboli dotati 
di plurale irregolare ("mouse" - "mice") o con lingue poco conosciute 
("kamikaze", "pasdaran", ecc.).

Lo stesso trattamento va riservato per le forme terminanti in -ing, in cui va 
lasciato solo l'infinito del verbo.

es. "Eseguire il link" invece che "Eseguire il linking".

Per quanto riguarda il genere, il termine assume quello che avrebbe se tradotto 
in italiano oppure quello che suona meglio dandogli un significato italiano. In 
caso di dubbio è consigliabile rifarsi all'uso comune (sempre che ne esista 
uno).

es. "Ho comprato due mouse", "Mandami i tuoi file".


- Italianizzazione

Termini stranieri "italianizzati" ("settare", "rebootare", "pingare") sono da 
evitare usando i termini corretti ("impostare", "riavviare") o aggirandoli con 
parafrasi ("effettuare il ping").


- Rivolgersi all'utente

Mentre i testi inglesi usano solitamente rivolgersi direttamente al lettore, in 
italiano è una cosa da evitare in ogni modo, essendo preferibile usare forme 
impersonali per esprimere gli stessi concetti. Detto ciò, è anche necessario 
limitare l'uso del "si" impersonale, il quale tende a rendere le frasi pesanti 
e poco scorrevoli, privilegiando l'uso dell'infinito.

Si tenga, inoltre, presente che in inglese i programmi tendono a essere più 
educati dell'uso comune italiano, anteponendo molti "please" alle azioni che 
l'utente deve compiere. In italiano, invece, i programmi sono molto più freddi 
e si limitano a dire all'utente cosa deve fare.

"Select another option"
    "Si selezioni un'altra opzione"
    "Selezionare un'altra opzione"

"Please choose [...]"
    "Scegliere [...]" 


- Forma impersonale

Mentre in inglese il programma si riferisce a sé stesso in prima persona, in 
italiano ciò è da evitare, usando costrutti impersonali o forme passive.

"I'm going to ask you some questions"
    "Verranno poste alcune domande" 


- Verbi al gerundio

Spesso nei testi da tradurre compaiono verbi posti al gerundio (es. "Installing 
GNOME") che, se tradotti con un gerundio italiano darebbero un'idea diversa 
dall'originale.

In questi casi è raccomandabile tradurli sostantivizzando l'azione: 
"Installazione di GNOME" oppure "Installazione di GNOME in corso" se si volesse 
porre maggior accento sul contemporaneo svolgimento dell'operazione, anche se 
ciò appesantisce la frase.

Altre volte è meglio usare il verbo all'infinito per evitare di dover creare 
nuovi sostantivi o di dover usare forme sostantivizzate poco scorrevoli: usando 
frasi come "Errore nell'installare GNOME" si riesce, inoltre, a mantenere una 
certa relazione tra la forma originale e quella tradotta, riducendo la 
probabilità di dover rigirare la frase. 


- Esclamative e interrogative

Domande retoriche, frasi esclamative o interrogative e forme colloquiali sono 
da evitare, cercando di usare al loro posto una forma affermativa impersonale, 
che conferisce al programma un tono più professionale o, perlomeno, distaccato.


- Periodi brevi

Mentre in inglese è diffuso l'uso di brevi periodi in successione legati tra 
loro, in italiano è considerato un esempio di cattivo stile. Pertanto è 
consigliabile cercare di fondere questi periodi in periodi più lunghi, 
articolati in frasi principali e subordinate.


- Incisi

Nei testi anglofoni è consuetudine inserire incisi introdotti da un trattino 
("-") o da due trattini ("--"): in italiano sono da evitare, sopperendo con 
l'uso delle virgole o dei due punti.


- Disgiunzioni non esclusive

In inglese è frequente incontrare la forma "and/or" per indicare la possibilità 
che due eventi possano o verificarsi entrambi oppure che se ne verifichi almeno 
uno dei due, in quanto la disgiunzione "or" ha un significato di mutua 
esclusione (EXOR).

L'italiano, invece, deriva le proprie congiunzioni e disgiunzioni dal latino, 
in cui erano presenti:

et, atque
    congiunzione (AND logico)

vel
    disgiunzione (OR logico)

aut ... aut ...
    esclusione (EXOR logico)

Pertanto in italiano la forma "e/o" è da evitare, usando al suo posto una 
semplice "o", mentre per esprimere la mutua esclusione è possibile impiegare la 
forma "o ... o ...".

"you can do this and that"
    "è possibile fare questo e quello"

"you can do this or that"
    "è possibile fare o questo o quello"

"you can do this and/or that"
    "è possibile fare questo o quello" 


- Traduzione letterale

Compito del traduttore è di cercare di rimanere il più possibile fedele 
all'originale: questo non significa necessariamente tradurre letteralmente, 
bensì cercare di rendere perfettamente quanto esposto del documento originale. 
Più la traduzione è vicina all'originale, tanto questa è migliore, ma tale 
vicinanza non deve verificarsi a scapito della forma o della correttezza: a 
causa del diverso modo di costruire le frasi nelle varie lingue, spesso è da 
considerare migliore una traduzione che si distacca dall'originale ma è più 
scorrevole o più elegante.


- Tradurre, non spiegare

Questa è una massima valida per tutte le traduzioni tecniche. Una traduzione 
deve cercare di rendere esattamente ciò che è espresso dall'originale, senza 
sforzarsi di renderlo più chiaro o meno ambiguo, a meno di errori 
nell'originale che vanno corretti e segnalati agli autori.

Ciò non vuol dire che le traduzioni debbano essere necessariamente letterali 
(anche se questo può essere comunque considerato un pregio): semplicemente non 
è compito del traduttore fare precisazioni su un testo ambiguo.

Talvolta ciò può accadere in modo inevitabile per diversità della lingua: ad 
esempio il termine "free software" in italiano diviene "software libero". Con 
una tale traduzione, tuttavia, diviene pressoché impossibile tradurre anche la 
precisazione che spesso viene fatta tra gli anglofoni: "free as in speech, not 
as free beer".

È per evitare casi come questi che il lavoro del traduttore non comprende la 
chiarificazione di un testo poco chiaro nella sua forma originale: in tali casi 
il comportamento migliore sarebbe quello di contattare l'autore originale e far 
presente che il testo contiene delle parti dubbie, sollecitandolo a chiarirle.



Traduzione di termini tecnici

- Tradurre, non spiegare

Anche per i singoli termini vale questa regola: bisogna guardarsi dal precisare 
più di quanto il termine stesso dica, onde evitare spiacevoli malintesi. Anche 
per questo una traduzione deve essere succinta, onde evitare di implicare più 
di quanto non sia necessario.


- Non sorprendere gli utenti esperti

Quando si trova davanti alla traduzione di un termine, un utente esperto deve 
trovarla naturale e deve poter risalire subito al termine originale.

I tecnici generalmente conoscono il termine originale, pertanto la traduzione 
non deve essere fuorviante o più difficile da leggere di quest'ultimo, 
altrimenti è meglio lasciare il termine invariato.

È da evitare soprattutto l'introduzione di termini arbitrari, in quanto questi 
rischiano di essere diversi da un testo all'altro, confondendo il lettore.


- Corrispondenza 1:1

Una traduzione tecnica deve essere l'unica traduzione possibile di un termine, 
in quanto il suo significato è talmente preciso e ben delimitato che chi la 
legge si aspetta di trovarla sempre uguale, come sempre uguale è il concetto 
che essa esprime.

Oltre ad essere l'unica traduzione possibile di un termine, la buona traduzione 
traduce solo quel termine e non può essere confusa con null'altro, in modo che 
il termine originale e quello tradotto siano perfettamente equivalenti.


- Autosufficienza

Una buona traduzione non deve richiedere spiegazioni poste tra parentesi o di 
giri di parole per poter essere utilizzata; deve, anzi, fare in modo che non 
sia affatto necessario rigirare la frase originale.


- Riconoscibilità

Una buona traduzione deve essere riconoscibile da un tecnico in quanto la 
parola tradotta (in ordine di importanza):
         1. è comunemente usata dai tecnici del settore;
         2. traduce l'originale in maniera semanticamente fedele;
         3. traduce l'originale in maniera letteralmente fedele;
         4. assomiglia all'originale.


- Eleganza

Per essere una buona traduzione, la traduzione deve essere elegante in 
italiano: molte traduzioni per altri motivi molto valide sono pressoché 
inutilizzabili a causa della loro bruttezza e goffaggine.
 

- Coerenza

Effettuando una traduzione bisogna sforzarsi di restare omogenei con le 
traduzioni già fatte, in quanto traduzioni non coerenti tra loro diventano 
facilmente fonte di confusione per l'utente.

Oltre alla lettura delle traduzioni di programmi e documenti relativi 
all'oggetto della traduzione è possibile consultare guide apposite come il 
glossario dei traduttori di programmi liberi o, se si stessero traducendo 
elementi di una interfaccia grafica, le linee guida di Luca Ferretti.


Ringraziamenti

Tratto con poche modifiche da regole per la buona traduzione di Emanuele Aina





Elenco parole su cui abbiamo discusso e fatto una scelta:

- Nella Guida all'inizio di ogni applicazione

Deskbar:                resta invariato
Location:               Posizione:
Settings:               Impostazioni:








GLOSSARIO
http://a2.pluto.it/glossario_stilistico_di_171_appunti_di_informatica_libera_18.htm



GLOSSARIO DEI TRADUTTORI DI PROGRAMMI LIBERI
http://tp.linux.it/glossario.html




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