On Friday, October 26, 2007, at 11:35AM, "bbk" <bbk@xxxxxx> wrote: >Io, se vuoi, ti posso fornire i dati di almeno 10 fonti (Italiane e >estere) in cui si stabilisce che il 60/70% degli incidenti in moto >avvengono in zone cittadine e/o tra i 40 e 50 Kmh. >Posso anche aggiungere che ne uccidono piu' i guard rail "ghigliottina" >di quanti non ne muoiano contro i muri, che il fondo stradale e la >segnaletica orizzontale viscida siano cause >ENORMI di incidenti. Mi sembrano dati più che plausibili. Ma non sono correlati al mio discorso che stava esprimendo una valutazione sul quanto, a parità di chilometri percorsi, sia più probabile morire (o farsi molto male) in moto o in auto. Era questa la mia affermazione. >Fermo restando che i motociclisti cadono e fanno incidenti come tutti >gli altri. Ecco, su questo non sono molto d'accordo. Ad esempio gli automobilisti "cadono" molto raramente, e anche tra i pedoni, la caduta è un fatto del tutto marginale. Potremmo parlare dei ciclisti, ma a questo punto potremmo anche valutare gli effetti medi della caduta di un ciclista e di quella di un motociclista. Anche il discorso "fanno incidenti come tutti gli altri" non mi torna, almeno limitatamente agli incidenti gravi: i miei dati dicono l'esatto contrario, ovvero che, a parità di chilometri percorsi, i motociclisti fanno MOLTI PIU' incidenti gravi degli automobilisti (qui si sta valutando il danno su se stessi e gli eventuali passeggeri, non su altri veicoli e/o cose). E' proprio questo tipo di frase che non accetto, come non accetto le frasi: * gli immigrati delinquono come tutti gli altri * i pitbull sono aggressivi come tutti gli altri cani * gli atleti kenyoti ed etiopici sui 10.000 metri corrono come tutti gli altri atleti Alcune osservazioni: - la verità o falsità di queste affermazioni si esprime in senso statistico. Non si sta dicendo che *ogni* Pitbull è più aggressivo di *ogni* altro cane. - in realtà non sono nemmero "vere o false" in senso stretto, ma possiamo dire che hanno un grado di "verità" tanto più marcato quanto più è consistente la disparità statistica >Prendi l'esempio automobilistico delle "stragi del sabato sera": >Tu lo sai che gli incidenti del sabato o della domenica sono LA META' di >quelli del martedi' (ad esempio)? Ovviamente i dati vanno normalizzati: se il martedì circolano 10 volte le macchine che circolano il sabato, il dato mi sembra ovvio (mi stupirei del contrario). Il dato significativo è (numero totale di i ncidenti gravi / numero totale di macchine circolanti nel giorno). Solo così riesci a misurare l'effetto del sabato sera, distinguendolo dal generico rischio di circolazione (che è comunque molto elevato, indubbiamente). Un altro dato interessante sarebbe vedere gli incidenti del martedì *notte* contro quelli del sabato *notte*. >Questo significa che una campagna contro le stragi del sabato sera e' >una campagna diretta a meno di un 15esimo delle cause di incidente. Con la differenza che la circolazione durante la settimana lavorativa è un fatto necessario (almeno finora), mentre la guida sotto stato d'ebbrezza o soto l'influsso di droghe, o in condizioni di stanchezza psicofisica notevole, è moralmente deprecabile, va condannata socialmente, e non deriva da una necessità insopprimibile come quella di andare a lavorare. >Tu pensala come vuoi, ma io credo che sia da riconderre al "mitico" >Scaricabarile all'italiana: sabato sera, colpa dell'alcol e delle >droghe, non della viabilita' fatiscente! Invece a me sembra proprio l'opposto: mi sembra che la *tua* visione sia uno scaricabarile all'italiana; in tutti gli altri paesi europei (o almeno quelli più civili) il problema è stato compreso e affrontato, con ottimi risultati. L'italiano ha invece sempre un dito da puntare su un cofattore che non dipende da lui, per chiedere (magari indignato) che il problema che lo colpisce dal vivo non venga affrontato. Per cui se fuma dirà che le sue sigarette fanno molto meno male dello smog, se parcheggia in doppia fila dirà che la circolazione va male perché mancano i mezzi pubblici, etc. etc. In molti casi ha anche ragione (nell'individuare un cofattore), ma è un atteggiamento sterile: con i veti incrociati, pretendenco che si affrontino sempre gli *altri* problemi prima, non si va da nessuna parte, anzi si scivola nel'inciviltà e si apre la strada a soluzioni reazionarie. E infatti ciò è proprio quello che sta succedendo in Italia. Ciao, Giovanni