La mia storia – Alla ricerca di Ubuntu Nella mia scuola abbiamo qualcosa che si chiama “forskings profil”: è svedese e si può tradurre come “un profilo scientifico/di ricerca”. Questo in poche parole significa che gli studenti possono rendersi conto di quello che vorrebbero studiare all’Università. Ovviamente la portata dei progetti di ricerca è molto limitata, ma in ogni caso se si sottoscrive il progetto “forskings profil” e se come me si viene selezionati, si ha in prestito un laptop per tutta la durata dello studio e della ricerca. In questo modo ho ricevuto il mio portatile, un HP nx8220. L’ho avviato e con ben poca sorpresa ho visto che aveva preinstallato Windows XP. Così ho fatto quello che c’era da fare e ho installato Linux, benché non fosse esattamente corretto... Ho cominciato quindi con un delizioso Red Hat, un Fedora, per essere più preciso, e lasciatemi dire che non è stata decisamente l’esperienza più esaltante della mia vita. La risoluzione dello schermo si rifiutava di andare oltre 1024 x 768, non c’era connessione wireless e sembrava davvero impossibile aggiornare il sistema danneggiato. Ho preso così il cappello e l’ho buttato dalla finestra, letteralmente cinque cd di Fedora sono volati via da casa mia, in ordine: cd 2,4,1,3 e 5 (appena a caso). La distro successiva sul mio Laptop è stata un verde lucertola tedesca, la Chameleon Suse. Questa aveva inoltre un serio problema con la grafica e più o meno con tutto quello che ho provato. Così mi sono sbarazzato del DVD di Suse e sono uscito alla ricerca di una distro che semplicemente funzionasse. Alla fine l’ho trovata, un gusto Linux dal nome strano: Ubuntu. Dopo averlo scaricato e dopo aver masterizzato l’unico CD (!) l’ho schiaffato nel mio laptop e 15 minuti dopo il gioco era fatto. Dopo circa un’ora mi sono convinto che il paradiso è colorato di color caffè. Voglio dire che davvero funzionava, tutto era a posto e funzionava nel computer (o piuttosto fuori dal CD). La scheda grafica andava, così come la rete, la scheda audio e gli aggiornamenti e accidenti, funzionavano anche i tasti funzioni in cima alla tastiera (in effetti meglio che in Windows!). Sfortunatamente la mia avventura con Ubuntu mi ha portato a non condurre a termine il lavoro nel progetto per il quale mi era stato dato in prestito il portatile sul quale lo avevo installato. Ma non c’è problema, perché ora ho un nuovo amico. Un amico marrone, che – per inciso – può trasformarsi in un cubo, bruciare e tremolare (grazie al mio amico Beryl). Ubuntu – Linux per esseri umani? No, molto di più: Linux per persone che amano che il loro computer funzioni, e ovviamente, il colore marrone.