_Goodbye Kelsen? _Sulla mutazione algoritmica del diritto Recensione
al volume di N. Lettieri, Antigone e gli algoritmi, Mucchi Editore,
Modena 2020*.
di Tommaso Greco
Ordinario di filosofia del diritto, Università di Pisa
Che il diritto possa funzionare 'automaticamente' rappresenta, da
diversi secoli, un sogno e un incubo al tempo stesso. Un sogno, perché
l'idea di un sistema di regole che si applichi in maniera certa,
razionale, e per così dire inesorabile, appartiene al 'progetto
giuridico' moderno, rappresentandone in qualche modo il nucleo fondativo
(basti pensare alle polemiche dell'illuminismo giuridico contro il
particolarismo di ancien régime). Ma anche un incubo, poiché proprio la
realizzazione di questo sogno costituirebbe l'esito finale di un
percorso di allontanamento del diritto da tutto ciò che appare
propriamente umano. Non è un caso che quella del giudice-robot sia una
fantasia (ormai non più relegata alla letteratura fantascientifica) che
appartiene ad un mondo governato interamente dalle macchine.
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