Pena di morte e pena perpetua: e il senso di umanità?
di Davide Galliani
La vita e le opere di Primo Levi parlano molto a chi si occupa delle
massime pene. Un solo esempio. Scrive Primo Levi: al pari della felicità
perfetta, anche la infelicità perfetta non è realizzabile; questi due
stati-limite non sono realizzabili perché la condizione umana è "nemica
di ogni infinito". Ha ragione Primo Levi. Infinitezza e perpetuità
implicano l'assenza di limite, sono estranee alla condizione umana.
Viene in mente chi si dichiarava contro l'ergastolo, la pena perpetua,
perché incapace di immaginarsela. La pena perpetua, infinita, sta fuori
dalla immaginazione dell'uomo, sta fuori dalla condizione umana, è
inumana: se non possiamo immaginarci una cosa è perché quella cosa sta
fuori dal nostro essere umani.
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