[Lugge] Re: proposta di corso e "linea guida"

  • From: Rodolfo Carolei <rudy@xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx>
  • To: lugge@xxxxxxxxxxxxx
  • Date: Fri, 26 Sep 2003 14:14:44 +0000

Ciao Roberto,
non so se sia meglio aprire un nuovo thread tipo: 'Proposte e mugugni' o 
qualcosa del genere per non annegare i pinguini in un mare di discorsi che, 
con continui rimandi, rischiano di disorientare un pò. Rinuncio quindi a 
rispondere punto su punto e vengo al dunque.
Ti assicuro che non mi è sfuggito nulla di quello che hai scritto; il problema 
è che ho idee molto personali e a volte la terminologia troppo sintetica non 
aiuta. Io credo che nonostante i grandi progressi di progetti come Kde e 
Gnome, gli sforzi di Red Hat, Suse e Mandrake, linuz (ma anche bsd) 
rimarranno nella sfera UNIX il che significa x admin e/o developers; sono 
fermamente convinto che la sfida con Microsoft sia persa in partenza perchè i 
presupposti da cui nascono i 2 SO sono troppo diversi (se non opposti) e che 
la strategia di Redmond sia assolutamente invincibile. Con questo non intendo 
dire che non ci sarà un incremento di utenti per UNIX (c'è già), ma penso che 
questo non sia destinato ad assumere proporzioni gigantesche, o almeno, non 
da noi. Soprattutto non credo che sia lo 'user-friendly' l'argomento da 
contrapporre in quanto sarebbe solo suicidio; chi si rivolge ad UNIX, in 
generale, è intelligente, curioso e paziente: caratteristiche, attualmente, 
piuttosto rare sia nei giovani che nei vecchi, ma soprattutto ha quasi sempre 
un interesse speculativo e solo qualche volta ha dei reali problemi da 
risolvere. MacIntosh è passata ad UNIX: great! ma la maggior parte degli 
users ha preferito tenersi il vecchio SO perchè del nuovo non ci capiva 
niente; credo che questo esempio sia piuttosto illuminante. Quindi credo che 
chi voglia lavorare (o giocare) con linuz debba abbandonare le abitudini 
acquisite su windoz: ti insegno un trucchetto per... ed imparare seriamente 
come funziona un UNIX; la mia piccola esperienza mi ha insegnato che le 
stesse persone che seguirebbero un corso divulgativo sarebbero disposte a 
seguire anche un corso più serio, semplicemente perchè sono curiose: la carta 
vincente sta nel come proporlo. Arrivati a questo punto si deve affrontare il 
problema delle certificazioni; la situazione è semplicemente paradossale: il 
cuore del SO è stato realizzato da uno studente finno-svedese fuori corso  
coadiuvato da migliaia di studenti più o meno fuori corso anche loro e per 
usarlo invece ti devi certificare: quindi gli autori, che non sono 
certificati, non potrebbero utilizzare il software da essi stessi prodotto! 
mi pare la stessa storia dei brevetti e delle corporazioni dei giornalisti 
(oltre che dei baroni). Qualcuno mi potrebbe obiettare che i titoli di studio 
servono proprio per dimostrare cosa uno sa fare ad un altro che non lo sa, ma 
almeno noi, siamo seri! Io non sono un rivoluzionario, anzi, ma rifiuto di 
cercare l'omologazione in un ambiente che è nato proprio per contrastarla. 
Per quanto riguarda la giusta retribuzione per chi tiene corsi o conferenze: 
le regole ci sono già e sono praticate dagli enti (seri) che li organizzano; 
le tariffe (cosiddetti gettoni), se non ricordo male, si aggiravano intorno 
al milione e mezzo di vecchie lire per intervento; si tratta solo di 
stabilire quanto di questa cifra si debba o si voglia destinare al Lug. Sulla 
metodologia didattica, poi, mi trovi completamente d'accordo: lo facevano già 
nell' antichità classica! Ci sono diversi livelli di insegnamento e di 
apprendimento e chi ha superato un livello coadiuva il maestro nell'insegnare 
ai livelli inferiori (ma sotto la sua responsabilità). Poi una parolina su 
Genova e il suo mercato: questo, semplicemente, non esiste; e l'esperienza 
che ho accumulato in altri settori (e in anni di fregature) mi ha convinto 
che cercare di sviluppare un mercato a Genova sia pressapoco come scopare il 
mare; quindi, cercarlo altrove: e qui bisogna discutere dei rapporti tra i 
vari Lug... La  mia proposta, ma non penso che sia una novità, è rivolgersi 
alle associazioni no-profit internazionali (come sto già facendo a titolo 
personale) e proporre loro collaborazioni full che comprendono proprio tutto: 
dalla macchina (spesso riciclata), al software per arrivare fino alla 
consulenza (questa, finalmente, retribuita); volendo, poi, si può arrivare al 
sacrificio estremo: viaggi e permanenza in luoghi remoti per accudire i 
pinguini, formare il personale eccetera. Io credo, insomma, che un software 
sviluppato da una comunità virtuale debba ritornare alla comunità per le 
stesse vie e contribuire alla globalizzazione (quella buona!) che l'ha 
prodotto. Adesso mi fermo perchè il gatto sta pascolando nei pressi della 
motherboard.

Rfc.

parapaponzi <parapaponzi@xxxxxxxxx>

 
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