Dell'epica e delle introduzioni nelle storie (bozza, ma anche no) +??? :)

  • From: Lo'oRiS il Kabukimono <looris@xxxxxx>
  • To: Lano666 <Lano666@xxxxxxxxxxxxx>
  • Date: Mon, 1 Dec 2003 20:34:11 +0100

+++ +++ ====== Dell'epica e delle introduzioni nelle storie ====== +++ +++

Da sempre, le storie che mi piacciono, storie in qualunque ambito, qualunque
genere, devono narrare di fatti "epici". Anche in senso lato, certamente.

Insomma ci deve essere qualcosa di importante, di straordinario, di
eccellente, che riguarda gli eventi narrati e/o i personaggi principali che
agiscono all'interno di essi.

Potrà essere uno stregone fantasy che salva il mondo, due teppisti a scuola
che sono i più forti e fighi, poliziotti o mafiosi abilissimi che fanno cose
al limite del credibile, club sportivi che riescono a vincere o quasi dei
trofei impegnativi. Ce n'è di varietà, ed è con questo che intendo "epica in
senso lato".

Forse è anche derivato dal mio retaggio di giochi di ruolo, dove nella quasi
totalità dei casi, i giocatori interpretano personaggi molto al di sopra della
media, spesso addirittura con poteri sovrannaturali in mezzo a stupidi umani.
O forse vice-versa, mi piacciono i giochi di ruolo proprio per questa mia
propensione all'epicità - poco importa quale dei due fatti ha influenzato
l'altro, quello che conta è il risultato.

Invece, cosa che nei giochi di ruolo accade raramente, ma che apprezzo
comunque nelle storie, sono anche le situazioni dove persone normali vengono
coinvolte in eventi epici, e vedere come se la riescono a cavare - alcuni si
scoprono eroi (ehi questo accade molto spesso nei videogiochi), altri con le
loro poche capacità avranno risultati più o meno buoni (mentre c'è
addirittura un gioco di ruolo basato su questo tema: Call of Chtulu).

Innanzi tutto bisogna distunguere due modalità principali: la storia
"one-shot", e la serie. Nelle serie che narrano eventi epici, bisogna stare
molto attenti - oltre a tutte le cose generali come la "continuità" - a non
commettere l'errore di "far vincere sempre il protagonista". Certo, ci possono
essere casi particolari dove questo non è da considerare un errore, ma nella
norma, se non si vuol far perdere di credibilità, se non si vuol rendere la
faccenda "troppo facile", gli antagonisti (sempre che protagonosti/antagonisti
siano ben definiti... se uno riesce ad uscire da questi schemi ancora meglio)
devono essere allo stesso livello dei loro avversarî, e si suppone che
ottengano alternativamente vittorie e sconfitte.

Invece nelle storie "one-shot" è importantissimo riuscire ad equilibrare
un'introduzione efficente e nel contempo interessante, ed un finale
assolutamente convincente, con il resto della storia - che chiaramente essendo
la parte più lunga si suppone che abbia dei contenuti molto validi.

Ora, il finale è davvero importantissimo, non importa che vinca o perda il
protagonista (sempre che appunto CI SIA un protagonista), l'importante è che
sia assolutamente convincente, cosa non facile, ma neanche troppo difficile. O
meglio, fare un finale spettacolare è difficile, ma fare attenzione che non
rovini tutta la storia in modo stupido, non dovrebbe essere più difficile di
scrivere la storia stessa. E se ti immedesimi nei pensieri e nelle abilità dei
personaggi e dei fondali per fare la storia, non devi dimenticarti di fare
altrettanto quando decidi il finale.

Ma anche l'introduzione non va trascurata, perchè senza una valida
introduzione, lo spettatore potrebbe non capire il perchè certi personaggi
agiscono in un certo modo - cosa che magari l'autore è in testa ma non è
riuscito ad esprimerla al meglio. Una buona introduzione deve fare però
attenzione ad essere in linea con il resto della storia, essere interessante,
anche se meno della storia stessa, e breve (per definizione - è
un'introduzione, bisogna ricordarlo!).


+++ +++ ====== commenti ====== +++ +++

spero che qui sopra non abbia scritto banalità troppo grosse, e che tutti i
concetti siano chiari ed espressi bene.

alcuni sono soggettivi, come per esempio il tipo di storie che piacciono a me,
altri dovrebbero essere oggettivi, come la meccanica delle introduzioni e dei
finali, ed altri ancora una via di mezzo, come il rapporto
protagonista/antagonista.

se avete qualcosa da ridire fate pure che mi fa piacere, e se avete testi da
consigliarmi in merito, ancora meglio ;)


+++ +++ ====== Taxi driver ====== +++ +++

Taxi driver parla di un fallito, quella categoria da me dispregiativamente
chiamata "mentecatti", che non riesce a dormire e di notte fa il tassista.

Capacità di relazioni sociali DAVVERO sotto lo 0, e per questo fa cagate
enormi... al solo sentirlo parlare io mi vergognavo al suo posto.

L'introduzione dura un ora, ossia più di metà film, ed è estremamente noiosa e
per nulla interessante. Tuttavia resisto, e inizia il film. Il mentecatto ha
una svolta e decide di fare una cosa alquanto stupida ma comunque
"importante". 

s

p

o

i

l

e

r

chiaramente fallisce: dopo un sacco di preparazione fa un errore che giusto un
bambino avrebbe potuto fare, e lo beccano, lui scappa e invece di uccidere il
futuro presidente, uccide un magnaccio, rischiando la vita e viene osannato
dai giornali.

Quindi torna alla vita di tutti i giorni.
Penso non siano necessari ulteriori commenti riguardo alla storia.

La colonna sonora non mi è piaciuta, insomma questo ripetere lo stesso
motivetto per tutto il film l'ho trovato proprio... banale e privo di
inventiva.

Riguardo alla recitazione nulla da dire, d'altra parte sono De Niro giovane e
Jodie Foster bambina. Comunque a parte De Niro stesso, la recitazione di tutti
gli altri non mi è sembrato nulla di particolare, sufficiente o forse poco più
o poco meno.

-- 
"tu sei il lano e modifichi astromondi"
 - Braindamage, 328:2078

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