Lauree brevi: equiparazione senza automatismi Ancora sotto esame 54mila diplomati Niente automatismi per l'equiparazione dei diplomi universitari alle nuove lauree triennali. La nuova articolazione dei corsi di laurea di primo e di secondo livello, che andrà a regime nel prossimo anno accademico, manderà infatti definitivamente in pensione i titoli istituiti dalla legge Ruberti 341/90. Ma per i 54.337 studenti che, a partire dal '93, hanno conseguito la mini-laurea, esiste comunque l'opportunità di ottenere l'equipollenza con una laurea triennale. «Visto che non è possibile, da un punto di vista giuridico, equiparare automaticamente un diploma universitario a una laurea di primo livello - spiega il presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, Luciano Modica -, è stato allora previsto un iter che consiste nella presentazione, da parte dello studente, di una domanda all'ateneo in cui si vuole ottenere il riconoscimento degli studi effettuati per adeguarli alla nuova laurea triennale». In base ai principi dell'autonomia universitaria (decreto ministeriale 509/99), ogni ateneo si riserva, infatti, il diritto di esaminare il curriculum del richiedente, di tradurre la valutazione degli esami in crediti didattici e di stabilire se c'è bisogno di una integrazione del percorso formativo oppure se le prove sostenute per conseguire il diploma universitario sono sufficienti a concedere il nuovo titolo di "laureato" triennale. La procedura risulta, però, incomprensibile alla maggior parte del diplomati universitari, a cominciare dai mini-ingegneri. L'equiparazione della discordia. «Per noi diplomati universitari è frustrante scoprire - spiega Marco D'Auria, mini-ingegnere e responsabile del Forum telematico dei diplomati universitari (http://diplomativc.myforum.net/) - che per ottenere un titolo del tutto analogo a quello già in nostro possesso, conseguito dopo tre anni di studio e la discussione della tesi, ci viene richiesto di frequentare ancora delle lezioni e di sostenere un colloquio o un esame per colmare un presunto debito formativo». E ancora: «Non si capisce perché, se il diploma valeva 180 crediti e le nuove lauree lo stesso, ci chiedono di iscriverci nuovamente all'università - afferma Marco Floriani, altro ingegnere diplomato -. In questo modo siamo costretti a pagare le tasse per convertire un titolo di studio del tutto equivalente a quello che già possediamo. Inoltre, non si capisce perché alcune "vecchie" lauree quadriennali verranno adeguate alle nuove lauree specialistiche di cinque anni senza alcun bisogno di esami integrativi». La risposta arriva da Antonello Masia, direttore generale del servizio per l'autonomia universitaria e gli studenti. «È necessario ribadire che una cosa è la laurea e un'altra il diploma, anche se universitario. Le regole per il passaggio da una laurea all'altra (per esempio, da un corso di quattro a uno di cinque anni) prevedono, infatti, procedure diverse da quelle necessarie per ottenere l'equipollenza dei diplomi universitari. Ai mini-ingegneri, poi, non dovrebbe interessare l'equiparazione. Il problema esisteva quando la qualifica di mini-laureato poteva essere spesa solo a livello privato. Ma già nella legge 4/99 sono state istituite apposite sezioni di Albi riservate ai titolari di diplomi universitari». Occupazione. In un sistema caratterizzato dal valore legale, come quello pre-riforma, i diplomi universitari hanno talvolta risentito di una limitata spendibilità nel mondo del lavoro. Da qui l'esigenza di trasformare la mini-laurea in qualcosa di più. L'analisi della resa del diploma universitario sul mercato del lavoro è particolarmente interessante. Infatti il 75,2% dei diplomati universitari trova - stando alle rilevazioni compiute dall'Istat su dati del 1999 - un lavoro continuativo a distanza di tre anni dal conseguimento del titolo, a fronte del 67% dei laureati. Non tutti i diplomi offrono, però, le stesse opportunità. Primi nella classifica dei più richiesti sono i mini-laureati nel settore della sanità, gli statistici e gli ingegneri. Fra questi ultimi, a tre anni dal diploma l'80% svolgeva un lavoro continuativo. Buone le possibilità anche per il gruppo politico sociale e agrario: i tassi di occupazione risultano rispettivamente del 71,6% e del 69,8 per cento. Diplomi universitari e pubblica amministrazione. Difficoltà di riconoscimento per i diplomati universitari si sono semmai verificate all'interno del pubblico impiego. Fino all'arrivo della circolare 6350/4.7 del 27 dicembre 2001, che, per l'accesso alla carriera direttiva, ha equiparato i vecchi titoli accademici ai nuovi triennali. Diplomi universitari compresi. Gelsomina Testa Lunedí 20 Agosto 2001 Per (de)iscriversi spedire un messaggio con SOGGETTO "subscribe" (o "unsubscribe") a mailto:dumbo-request@xxxxxxxxxxxxx HomePage/Archivio lista //www.freelists.org/cgi-bin/list?list_id=dumbo