Cari Amici,
sono arrivata, direi quasi per caso, ultima, nel vostro gruppo che da
tempo si è fatto coinvolgere dai problemi dell’ umanità tradita. Sono un
po’ disorientata ad immettermi in questo progetto che direi grandioso ed
‘audace’, doveroso, di fronte ad una realtà che già da tempo si può
considerare intollerabile ed è invece così fortemente radicata. So di
correre il rischio di essere stonata.
Ho letto il vostro documento le cuianalisi ed aspirazioni condivido. La
sfida è enorme. Mi domando come sia possibile portarlo a realizzazione
con le resistenze granitiche che, chi detiene il potere in tutte le sue
forme, sa opporre con ogni mezzo.
Occorre un coinvolgimento globale che faccia tesoro di tutte le
esperienze e realtà positive che in varie aree ed in varie forme lottano
contro l’ingiustizia.
Credo si debba anche valorizzare le istituzioni che, per motivi
oggettivi, abbiamo incominciato a sentire sempre più lontane dai
problemi dell’umanità e che hanno perso parte del loro potere
decisionale mentre altri più forti lo gestivano.
Forse anche noi siamo stati complici in questo, con una lunga
disattenzione verso problemi che ci sembravano troppo lontani da noi
oforse troppo egoisticamente dedicati ai nostri.
Alle Nazioni Unite dobbiamo la dichiarazione dei Diritti umani, nel
1948, firmata da tutti i Paesi aderenti. Se ogni paese, come da impegno,
avesse promosso l’applicazione dei 30 articoli che la compongono, oggi
avremmo più uguaglianza ed una umanità con meno conflitti.
Direi di più:se ogni Stato avesse avuto il coraggio difar studiare ad
ogni cittadino i diritti umani, ognuno avrebbe difeso i suoi e
conosciuto quindi quelli di ogni altro. Non ci sarebbe stato spazio per
l’ingiustizia.
Forse è il momento di appoggiare le Nazioni Unite rafforzando , dal
basso il suo potere, affiancarla nelle iniziative che tendono a
rimuovere tutti gli ostacoli possibili alle disuguaglianze tra gli uomini.
Gli 8 Obiettivi del Millennio, primo la lotta contro la povertà,che, nel
2000, l’ONU aveva definito di raggiungere entro il 2015, lo sono stati
solo parzialmente.
Nel2015, le Nazioni Unite, ne hanno fissati di nuovo 17 da raggiungere
entro il 2030. Riporto il sito di ‘Agenda 30’ per chi volesse leggere il
testo della Dichiarazione
programmatica:http://www.unric.org/it/images/Agenda_2030_ITA.pdl
Ricopio i primi due articoli per accennare alla sua impostazione:
/Dichiarazione. Introduzione./
/1. Noi, Capi dello Stato e del Governo e Alti Rappresentanti, riuniti
al Quartier Generale delle Nazioni Unite di New York dal 25 al 27
settembre 2015 per la celebrazione del settantesimo anniversario
dell’ONU, oggi abbiamo stabilito i nuovi Obiettivi globali per lo
Sviluppo Sostenibile. /
/2. Nell’interesse dei popoli che serviamo, abbiamo preso una decisione
storica su una serie completa e lungimirante di Obiettivi e traguardi
universali, trasformativi e incentrati sulle persone. Noi ci impegniamo
a lavorare instancabilmente per la piena implementazione di quest’Agenda
entro il 2030. Riconosciamo che sradicare la povertà in tutte le sue
forme e dimensioni, inclusa la povertà estrema, è la sfida globale più
grande ed un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile. Ci
impegnamo nel raggiungere lo sviluppo sostenibile nelle sue tre
dimensioni// –economica, sociale e ambientale in maniera equilibrata e
interconnessa…/
Il linguaggio è forse aulico ma il testo è abbastanza chiaro nel
tracciare gli obiettivi.
Che si raggiungano dipenderà anche dai nostri comportamenti.
Sarebbe importante infatti che la società civile stesse alle costole dei
vari settori deputati al progredire dell’azione perché possano procedere
speditamente nella direzione giusta, senza compromessi. C’è speranza
perché sta nascendo una lettura della realtà più formata e limpida,
forse proprio perché deve fare i conti con movimenti dal basso, sempre
più numerosi, consapevoli e determinati.
( Mi interesso da anni delproblema della fame nel mondo che uccide
milioni di persone all’anno e rende precaria la vita di più di un
miliardo di persone, soprattutto bambini. Solo da qualche anno siè
accettato il principio che la fame non è dovuta a mancanza di cibo (ora
anche la FAO ammette che quanto è attualmente prodotto potrebbe sfamare
11-12 miliardi di persone) ma alla povertà, all’impossibilità di
accedere al cibo per criminali interessi economici e finanziari.)
Questo servirà solo parzialmente aneutralizzare il sistema finanziario
perverso che si è autogenerato.
‘L’impegno dell’audacia’ richiede potenziali incredibili: come rompere
l’ingranaggio che ha fatto sì che le 80 persone più ricche della terra
posseggano quanto la metà più povera dell’umanità, 3,5 miliardi di persone?
Mi permetto di suggerire un libro scritto da chi di questo ingranaggio
ha fatto parte: Confessioni di un sicario dell’economia di John Perkins.
Bisognerà ritrovarsi in tanti, con esperienza, conoscenza, astuzia,
passione.
E speranza.
Un caro saluto
Marina Repola
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