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Una politica
dell’umanità
Paola ci invita ad approfondire l’appello scritto da Roberto e
Riccardo.
Mi pare sia Capitini ad elaborare il concetto di “compresenza”
spirituale (morti, vivi e nascituri) e – diremmo oggi – ecologica, tra tutti gli
esseri viventi. L’idea della comune appartenenza (cittadinanza planetaria) e
della indivisibilità-integrità della vita (la Terra casa comune) è centrale in
ogni visione del mondo che voglia essere davvero umana. Nel cristianesimo
(Matteo:
“Comportati con gli altri come vorresti gli altri facessero nei tuoi
confronti”),
ma non solo. Papa Bergoglio sta facendo fare molti passi avanti alla chiesa di
Roma in alcuni campi (dottrina sociale, ecologia). Ed è un grande bene non solo
per i cattolici. Principi morali generali, valori spirituali e criteri etici
dovrebbero
guidare i comportamenti di ogni singolo individuo e di ogni forma di
associazione umana, a prescindere dai credi religiosi. L’imperativo “non
uccidere”
– dicono gli studi comparati – è presente in tutte le religioni. Ciò però non
serve ad evitare le guerre e ora nemmeno il più grande eccidio di massa
commesso in tempo di pace: i morti alle frontiere. Mi auguro che verrà un tempo
in cui ci si vergognerà di ciò che sta avvenendo, come oggi ci vergogniamo di
quanti non hanno fatto nulla per impedire la deportazione e lo sterminio degli
ebrei, degli zingari, dei dissidenti nazifascisti.
Le morti lungo le rotte delle migrazioni hanno come concausa
la insostenibilità delle condizioni di vita nei luoghi di origine e il
respingimento attivo dei “paesi sviluppati”. Ma i paesi sviluppati non sono
solo complici dell’eccidio. Sono i principali responsabili dell’impoverimento
dell’Africa subsaharaniana come di parte del Medio Oriente e dell’America
latina. Le ferite che secoli di colonialismo hanno inferto sono tutt’ora tenute
aperte dalla corruzione e dalla vendita di armamenti ai governi locali, dalla
predazione delle risorse naturali, dall’imposizione di ragioni di scambio
economiche sfavorevoli, dai “piani strutturali di sviluppo” che altro non sono
se non strozzinaggio attraverso il debito, dall’esternalizzazione dei costi
ambientali (smaltimento di rifiuti, commercio dei permessi di emissione dei gas
climalteranti grazie ai famigerati meccanismi di “compensazione” inventati dal
truffaldino
e fallimentare protocollo di Kioto).
Il Sud del mondo non ha bisogno di “aiuti”. Non servono nuovi
“piani Marshall”. Ci sta già pensando la Cina (e varie imprese transnazionali)
a trasformare l’Africa in un colossale magazzino di rifornimenti per sostenere
i consumi dei popoli più agiati!
Eppure tutto ciò sta avvenendo (dopo la II Guerra Mondiale)
in presenza di Carte costitutive degli stati e delle Nazioni Unite molto chiare
che chiedevano, in sostanza, “progresso e pace per tutti” e “diritti umani
universali”. Allora, se la politica non vuole essere vuota retorica e vera
ipocrisia, la domanda giusta da farci è: perché i sacri principi costituzionali
di giustizia, equità, cooperazione, inclusività… ecc. ecc. sono carta straccia?
Dal mio punto di vista le cose sono molto più semplici di
come vorrebbero farle apparire: i sistemi sociali dominanti di produzione,
distribuzione e consumo sono semplicemente inconciliabili con le ragioni della
sostenibilità sociale e ambientale del pianeta. Il tentativo di conciliare le
ragioni della profittabilità dei capitali con quelle della condizione umana nel
suo complesso (non solo per una sua piccola parte e non solo per gli aspetti
materiali, ma anche per quelli inerenti la qualità delle relazioni soggettive e
interpersonali) non ha retto alla prova della storia. Non c’è compromesso
possibile
tra la logica capitalistica della massima produttività e quella della
preservazione di condizioni di vita decenti per gli esseri viventi, umani
compresi. Sotto accusa non va messa solo l’ultima (in termini storici) forma
assunta
dal capitalismo (il finanzcapitalismo globalizzato, il turbocapitalismo..) ma
la sua essenza costitutiva come rapporto sociale, come ideologia, come pensiero
di dominio e come etica. John Locke (Trattato
sul governo, 1662) scriveva: “Colui che recinta un terreno e da 10 acri
trae maggiore quantità di mezzi di sostentamento di quanto potrebbe trarne da
100 acri lasciati allo stato naturale, dona 90 acri all’umanità”. Questa etica
utilitaristica
del lavoro, della produttività e dello sviluppo nel suo insieme (pensiamo al
ruolo della tecnologia) ha pervaso l’Occidente. Sinistra politica compresa, che
ha sempre pensato che la sfida tra “capitalisti” e “proletari”, tra
”conservatori”
e “progressisti”, tra “destra” e “sinistra”… si combattesse su chi riusciva a
sviluppare di più la “potenza produttiva sociale”. Saprà “riportare in vita la
politica” (come auspicano Roberto e Riccardo) chi avrà il coraggio e l’umiltà
di non nascondere il passaggio d’epoca cruciale che ci attende: imparare a
soddisfare le proprie esigenze e i propri desideri senza depredare il Sud del
mondo, dividendo equamente il lavoro e le risorse a disposizione, lasciando il
petrolio sotto terra, gli aerei negli hangar, le grandi navi fuori dalla laguna,
i suv in garage… Tante cose si possono fare partendo da noi stessi, ricreando
relazioni comunitarie solidali “extra ccommercium”, riappropriandoci dei beni
comuni, liberando il lavoro dalla subalternità e le menti dalla colonizzazione
del marketing.
Buona vita!
Paolo Cacciari
----Messaggio originale----
Da: "Monastero del Bene Comune Associazione" <monasterodelbenecomune@xxxxxxxxx>
Data: 20/08/2017 7.16
A: "Ass. Monastero del Bene Comune"<monasterodelbenecomune@xxxxxxxxx>
Ogg: [dip_2018] CARTA DELLA VITA 2018 - IL PRIMO CONTRIBUTO
Carissim*
Riccardo Petrella e Roberto Musacchio hanno scritto il testo in allegato quale
primo contributo ai lavori sulla Carta della Vita. Riccardo ci chiede di
reagire e inviare le nostre riflessioni e proposte.
un caro saluto
Paola
ps per la risposta utilizzate per favore il RISPONDI A TUTTI grazie!
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"L'umanità non è semplicemente l'insieme degli esseri umani, ma sono gli esseri
umani che vivono insieme" (Riccardo Petrella).
"Restiamo umani... Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere.
Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini, dalle
longitudini, a una stessa famiglia che è la famiglia umana." (Vittorio "Vik"
Arrigoni)
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