Nessuno capisce quanto sia vitale respirare in maniera calma sempre. Correre,
combattere, amare o uccidere, ogni cosa deve essere fatta respirando in maniera
consapevole.
Faust, con le bacchette ancora tra i denti, si limita ad osservare il caos che
si sta sviluppando nel vicolo. Era uscito dal sushi bar al rumore dei primi
colpi. Era uscito lasciando nel piatto una cosa che osavano chiamare zenzero
candito. La pioggia era una schifosa patina unta che veniva sputata dall'alto,
una lorda coperta che rubava luci rumori e odori. Fortunamente anche gli odori.
Facce sconosciute si susseguono mentre la cyberottica zooma nel vicolo, ombre
vuote, senza storia per lui. Sta per tornare dentro quando l'ottica coglie
Pauline. E' un tuffo nel passato, un tuffo non certo piacevole, un tuffo che
gli fa riconsiderare la sua carta d'identità. Quarant'anni c'è segnato su quel
chip, e gli ultimi dieci passati qua e là, tra New Messico e Cina. Dieci anni
che scompaiono alla vista di quella donna, invecchiata bene sicuramente, ma
invecchiata come lui, e viva.
Mette le bacchette nella tasca del lungo e consunto cappotto di kevlar, sembra
pelle per il piacevole rumore croccante che si crea nei movimenti. Nella mano
destra un lungo borsone, semirigido, dondola sfiorando il suolo lercio.
"Ricordati sempre di respirare"
I pensieri sono cadenzati dal tempo delle gocce sulla giacca di kevlar nero. I
gesti sono sciolti, malgrato l'età non più giovanissima, ma cazzo ai quaranta
lui c'è arrivato e li vuole pure superare...forse. Dal pieno della zona franca
un branco di ninja, armati come dei booster novellini e fatti, si dirige verso
l'ingresso del vicolo. Le intenzioni sono più o meno chiare; pulizia, pulizia
totale del lochi. Rapido, doloroso, anonimo.
<<Ma anche no!>> E' poco più di uno sputo nella pioggia torrenziale, uno sputo
di acido e nervoso. La sacca viene lasciata a terra e si da dentro il giaccone,
la mano destra, prende la pistola nella fondina al petto. La sua Arasaka
"Budo", con il suo peso conosciuto e la sua confortevole presenza, si connette
con lo spinotto implantato nel palmo della mano. L'ottica del solitario ora è
splittata tra il mirino dell'arma e la sua visuale. L'arma viene armata.
"Respira"
Il braccio destro si solleva prendendo la mira sul ninja più lontano, uno di
quelli che stanno per entrare nel vicolo. La mano sinistra afferra la seconda
pistola, connettendola alla cyberottica e sollevando il cane. Ora entrambe le
braccia sono distese, nei suoi occhi target rossi di agganciamento lampeggiano
opachi.
"Espira"
L'immobilità della cassa toracita permette di mirare meglio ora ed è solo un
secondo, un solo fottuto secondo prima dell'inferno.
"Spara"
I due indici premono il grilletto e due proiettili partono, messaggeri di
devastazione.
"Respira"