Ho letto con interesse il testo inviato da Paolo. Il suo approccio al
problema della partecipazione non mi pare in contrasto con la filosofia e
la prassi dei diversi Comitati e/o Associazioni, benchè, anche se non in
modo esplicito, ne sottintenda i limiti. Mi pare che la prospettiva
indicata da Paolo si ponga su un altro livello di riflessione, ossia quello
degli elementi indispensabili a rendere la partecipazione fatto collettivo
e progettuale. Ciò comporta una revisione critica della stessa metodologia
messa in atto da anni da parte delle associazioni/comitati di cittadini.
L'esperienza acquisita in tali gruppi mi porta a sottolineare alcuni
aspetti problematici nelle relazioni tra gli stessi e la cittadinanza,
considerata nella sua delimitazione territoriale, così come intesa da
Paolo, di vicinato. Benchè i processi di trasformazione abbiano assai
cambiato nel tempo gli assetti territoriali e siano tuttora operanti, la
velocità di reazione della cittadinanza appare assai più lenta e confusa.
Non c'è dubbio che la presenza sul territorio di associazioni/comitati
costituisca un termine della dialettica con le istituzioni, tuttavia mi
pare che il ruolo da esse svolto trovi un proprio limite (o carenza)
proprio nella capacità di coinvolgere la cittadinanza in senso più esteso e
consapevole. Anni di lotte hanno partorito il classico topolino, e ciò
nonostante l'impegno e il lavoro costante e puntuale degli associati. Credo
purtroppo a causa di una riserva mentale sul valore e sul metodo della
partecipazione, sempre acclarata e mai consolidata da parte delle
Amministrazioni pubbliche. Finchè tale equivoco rimane ad operare sotto
traccia, il successo dell'azione delle associazoni/comitati è determinato
dal peso specifico dei rapporti di forza: prescrittivo e ultimativo quello
delle amministrazioni, esortativo e propositivo quello dei cittadini. Uno
sbilancio che è sotto gli occhi di tutti. Ben si conoscono le resistenze in
atto nell'opinione pubblica a farsi parte responsabile e partecipativa alla
vita del proprio territorio e l'urgenza di una continua azione pedagogica
atta a contrastare il dilagante fenomeno della delega. E forse per questo
la prospettiva indicata da Paolo, ancorchè possa sembrare una facile
illusione, può suggerire una linea d'azione.
Nuto
Il giorno dom 2 set 2018 alle ore 14:00 Roberto Cremaschi <
r.cremaschi55@xxxxxxxxx> ha scritto:
grazie Paolo, leggo con piacere. Ritengo però che il nostro dibattito
fosse (e vada centrato) sulla partecipazione dei cittadini nelle sue varie
forme. Anche noi sappiamo bene che i comitati sono una risposta parziale. E
nel mio commento ne mettevo in luce la fragilità.
ciao, Roberto
Roberto Cremaschi
via Longuelo 106, 24129 Bergamo
tel. 333.3147401
Il giorno dom 2 set 2018 alle ore 13:11 lampoceleste@xxxxxxxx <
lampoceleste@xxxxxxxx> ha scritto:
Ciao.
Di rientro dalle vacanze ho letto le vostre mail in merito alla
*partecipazione*.
In questa mailing list si pone molto l'attenzione sulla partecipazione
dei comitati di cittadini come strumento di risposta ai problemi dei
cittadini.
Credo che dentro i quartieri della città la partecipazione sia importante
ma non sia sufficiente a interpretare la democrazia.
Libertà, uguaglianza, fratellanza, regole, diritti e doveri si possono
declinare in tanti modi.
Così ho scritto nei giorni scorsi questo testo sulla cultura sociale dei
quartieri, in base all'esperienza maturata in questi anni di attività.
Ve lo allego e spero sia utile.
Buona domenica.
Paolo
