[Linuxtrent] Re: Direttiva Stanca per l'open source

  • From: "Guido Brugnara" <gdo@xxxxxxxxx>
  • To: <linuxtrent@xxxxxxxxxxxxx>
  • Date: Sun, 2 Nov 2003 10:12:02 +0100 (CET)

Non penserai mica che al Ministero possano o vogliano cambiare rotta!

E' gia molto che si sia fatto il rapporto sull'OpenSource e che da questa
ci sia una direttiva che, speriamo, venga pubblicata sulla gazzetta
ufficiale; Ti pare poco?

Quarda che lo stesso problema lo hanno anche le Amministrazioni pubbliche
della nostra Provincia; se anche decidessero in 4 e 4 8 di sposare
l'OpenSource non ci sarebbero sufficienti risorse umane per supportarlo
con successo.

Il progresso si ottiene con l'evoluzione; mi aspetto un notevole
cambiamento ora che, piano piano, molte Leve universitarie che entrano ora
nel mondo del lavoro potranno dare il loro contributo positivo in quanto
hanno una formazione che contempla anche l'OpenSource.

Per avere effetti benefici sulle Masse penso si dovrà aspettare ancora a
lungo, ma spero di sbagliarmi :-)

Non sono un sostenitore a spada tratta dell'OpenSource a scapito del
software proprietario, ma semmai un sostenitore della pruralità delle idee
e soluzioni in tutti i campi; insomma la democrazia anche nell'economia e
come ben sai ogni democrazia sopravvive solo se ci sono regole che vengono
rispettate e fatte rispettare, altrimenti è l'anarchia.

L'OpenSource detta regole che ben sposano concetti di democrazia in quanto
limitano il potere dei Singoli a vantaggio della Comunità, nessuno
escluso; ma questo non vuol dire che in taluni campi non abbiano senso i
brevetti o i diritti d'autore esclusivi, semmai quel che io sostengo è che
certi diritti in questa Società globalizzata e dai ritmi forsennati
dovrebbero avere delle forti limitazioni temporali, di territorio e di
valore economico.

Quando certi brevetti o diritti d'autore diventano dei monopoli di fatto è
necessario intervenire nel bene della Comunità, anche se questo lede in
parte il cospiquo patrimonio dei singoli (questo quando i patrimoni
personali hanno il peso delle finanziarie di un governo, tanto per
intendersi).

La nostra società è fondata sul Diritto privato, ma quando è troppo è
troppo (intendo il potere ed il patrimonio); daltronde se il Diritto
privato fosse troppo limitato rischiamo di cadere negli errori passati dei
nostri Vicini ad est.

Il grosso problema ora è che le Società Multinazionali hanno più potere
sei singoli Governi e questo non mi pare sia accettabile in Democrazia.

Io la ricetta per mettere equilibrio a questo non la conosco, come non
credo che delle rivoluzioni possano cambiare qualcosa se non con danni
irreversibili, soprattutto in un mondo contapposto da culture che si
basano su principi assolutamente non condivisibili.

A quanto pare la vera merce di scambio tra Popoli diversi è stato sempre
il commercio, prima di ogni altra cosa; se c'è scambio commerciale in
fondo c'è scambio di cultura, poca convenienza a litigare purche ci siano
vantaggi da ambo le parti.
Quando questo equilibrio viene spezzato eccoti che le guree scoppiano ...
è il caso di questi ultimi anni; fino a che le Popolazioni meno fortunate
non vedevano il mondo oltre le loro montagne tutto passava nel silenzio;
ora che basta una parabola nel deserto per vedere cosa succede oltre
l'orizzonte, le coscenze si ribellano (prova a pensare con la mente di un
ragazzo che vede la pubblicità di casa nostra e confronta gli
stereotipi/modelli mostrati con la sua dura realtà quotidiana; io mi
inc***erei alquanto; direi perchè loro sì ed io no?)

Un saggio mi diceva: Te lo immagini se i cinesi si mettessero tutti
assieme a camminare verso ovest?  .... sai nuotare?

bye
Guido


> Sfugge, col senno di poi, che tipo di accordo abbia stipulato lo
> stesso Stanca coi vertici Microslot, poche settimane fa... Di quello,
> l'informazione se n'è occupata proprio di striscio.
>
> ciao, lele.
> --
> nickname: Lele Gaifax | Quando vivrò di quello che ho pensato ieri real:
> Emanuele Gaifas       | comincerò ad aver paura di chi mi copia.
> email: lele@xxxxxxxxxx        |               -- Fortunato Depero, 1929.
>
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